L'orologio del castello Nota della redazione: Riportiamo di seguito tutto quello che sappiamo, al momento, sull’orologio posto nella torre del castello. Invitiamo tutti a collaborare per rendere questa sezione del sito la più completa ed esaustiva possibile.
Difficile poter stabilire con sicurezza la data di costruzione e quella di installazione dello stesso. Una voce di paese vuole farlo risalire alla fine del 1700 ma ultimamente, consultato il maestro orologiaio Alberto Gorla da Cividale Mantovano (MN), tramite l’invio di foto, sembra più probabile che risalga “semplicemente” alla fine del secolo successivo. Di sicuro, da fonte diretta, sappiamo che agli inizi del 1900 già scandiva il tempo nella vita del paese: la campana grossa suonava le ore mentre quella piccola i quarti d’ora. Nell’arco della giornata il loro suono si sentiva per 96 volte; veramente impressionante! L’orologio, allora solamente meccanico, aveva l’esigenza di essere caricato continuamente con il sollevamento dei contrappesi, una incombenza veramente gravosa per chi ne era responsabile. Ciò nonostante esso è stato per tanti decenni una presenza di riferimento per tanti concittadini e diciamolo pure, anche una piccola scocciatura per chi, abitando vicino, non poteva riposare di notte (infatti scandiva inesorabilmente anche le ore notturne). Nei primi anni settanta in occasione dei lavori di restauro parziale del castello da parte della ditta E. Bramucci, l’orologio veniva restaurato e dotato di automatismo di ricarica.
Nel 1997 è stato sostituito uno degli assi di movimento, deteriorato per usura, grazie alla collaborazione del Dipartimento di Meccanica dell’ Ist.Tec.Ind. “V. Volterra”.
Da diversi anni il suono delle campane è stato disabilitato poiché, dopo l’installazione di un controllo elettronico delle campane della vicina chiesa di S. Andrea, si è voluto evitare che ci fossero due “mezzogiorno” alla “Peppone e don Camillo”!
Al termine del corrente anno (2012) il “maestro orologiaio ad honorem” G. Pimpini lascerà l’incarico della manutenzione dell’orologio per raggiunti limiti d’età; purtroppo le scale hanno avuto il sopravvento sulla passione e la perizia che Girolamo ha dimostrato per tanti anni.
Nel ringraziarlo per l’impegno profuso, la redazione lancia un appello affinché un giovane si presenti a raccoglierne l’eredità!
In data 06/10/2012 abbiamo ricevuto alcune foto delle campane dell’orologio da S. Badialetti. Se riteniamo ragionevole che le stesse siano state installate in contemporanea con l’orologio, dalle date riportate, possiamo avvalorare l’ipotesi della sua costruzione a fine ottocento.
Nel mese di novembre 2012 L. Tonelli ha iniziato una ricerca presso l’archivio comunale e stanno uscendo documenti molto interessanti; man mano vedremo di riportali. Iniziamo con la seguente lettera:
Regno d’Italia – Dipartimento del Metauro – Castelferretti questo dì 20 Giugno 1811I Consiglieri di Castelferretti mossi da reclami del Popolo di questo Comune per ritrovarsi l’orologio publico non più atto al moto, calorosamente pregano il Sig. Podestà di Falconara, affinché si degni farlo accomodare colla massima sollecitudine.
Archivio Storico Comunale Falconara Marittima
Funzionamento dell’orologio
Il cuore dell’orologio è il pendolo, costituito da una barra di metallo (braccio) incernierata su un fulcro e con una massa (medaglia) collocata all’estremità libera. Poiché il periodo di oscillazione (che rimane sempre costante indipendentemente dall’ampiezza dell’oscillazione) dipende dalla distanza tra il fulcro ed il baricentro del pendolo, la massa è scorrevole lungo la barra, allo scopo di poter tarare lo strumento. La variazione della temperatura ambiente, alterando per dilatazione termica, seppur in minima misura, la lunghezza del braccio del pendolo, limita la precisione dell’orologio stesso.
Per convertire il moto alternato del pendolo in una rotazione regolare di ingranaggi, necessaria per ruotare le lancette, è presente un meccanismo particolare detto(scappamento) costituito da una ruota di scappamento ed una forchetta o ancora solidale al pendolo).
La ruota è sottoposta ad un momento di rotazione, trasmesso da un rullo con avvolta una corda alla cui estremità è attaccato un grave.
Una volta avviata l’oscillazione del pendolo, i bracci della forchetta arrestano alternativamente, ad ogni semi oscillazione, la rotazione della ruota di scappamento che così ha un avanzamento passo passo. La forza esercitata dalla ruota di scappamento sulla forchetta, automantiene inoltre l’oscillazione del pendolo compensando la perdita di energia dovuta agli attriti. Il moto rotatorio così ottenuto, si mantiene fino a quando è fornita energia dalla caduta del grave.
Nella fase di ricarica (circa 20 sec.) ovvero di sollevamento del grave, i meccanismi vengono “sganciati” e l’orologio si ferma. Il tempo perduto lo si recupera agendo sulla posizione della medaglia del pendolo.
Quando, dopo il terremoto del ‘72, si decise di recuperare la piena funzionalità dell’orologio, alcuni compaesani si adoperarono, come già detto , per automatizzare la ricarica dello stesso.
Ciò si ottenne sostituendo alla vecchia manovella che veniva utilizzata per sollevare i gravi appesi alle tre funi con motori elettrici controllati da sensori magnetici di prossimità.
Il principio di funzionamento ed i pesi rimanevano inalterati, allo stesso tempo rimaneva identico il tempo necessario alla ricarica e quindi anche il ritardo che, in tale frangente, l’orologio accumulava.
Nel 2013 l’onore e l’onere di garantire la manutenzione dell’orologio passava sulle spalle del sig. Morbidoni Orlando , cresciuto ed edotto nell’arte dallo stesso Pimpini. I due erano amici di vecchia data in quanto già dipendenti del cantiere navale di Ancona.
Arriviamo quindi al 2014 quando viene apportata all’orologio l’ultima modifica resasi necessaria poiché, malgrado l’automatismo di ricarica, a volte succedeva che i venti secondi necessari a riportare in alto il contrappeso causavano l’arresto del movimento del pendolo e di conseguenza dell’orologio.
Fu trovata, dai due, una brillante soluzione che permetteva la ricarica senza dover sganciare i meccanismi e rendeva perciò continua la forza che dava energia al pendolo. Il nuovo sistema è formato da un motore che letteralmente si “arrampica” sulla catena di trasmissione e che col suo stesso peso assolve allo scopo.
Possiamo certamente ritenere “unica” tale soluzione adottata e pertanto “unico” l’orologio stesso che, ci auguriamo, continuerà a scandire il tempo con la massima precisione ancora per molti anni a venire.
Rimangono ancora due problemi: la revisione degli ingranaggi che movimentano le lancette e la sistemazione del quadrante esterno. Nutriamo la speranza di completare il tutto entro il 2017 con la collaborazione della Amministrazione Comunale proprietaria del bene.
Utimamente è giunta in redazione la foto di un documento risalente al 23 aprile 1983 che alleghiamo e dalla quale risulta che Mario Barbanera rivolge domanda al Sindaco del Comune di Falconara Marittima per poter procedere al restauro del quadrante dell’orologio. Riteniamo pertanto che questo restauro debba essere stato effettuato in un secondo momento rispetto a quello del meccanismo interno.
Ancora una volta, ci viene in aiuto Sergio Badialetti, fornendoci una foto che illustra l’ultimo restauro del quadrante effettuato in data 14 maggio 2001 su iniziativa del “Gruppo Verdi Falconara” da Fabrizio Dobrilla, esperto alpinista, che ha materialmente operato calandosi dalle finestre della torre.