Castelferretti nell’ultima guerra
I seguenti brani sono stati tratti dal volume:
Storia della Resistenza nelle Marche 1943-1944
di Ruggero Giacomini
pubblicato nel 2020 per L’orsa minore, collana di ricerche storiche dell’Istituto Storia Marche.
….. quando il governo di Salò diede vita alla Guardia nazionale repubblicana,incorporandovi i carabinieri ex regi, la milizia e tutte le varie polizie, fu gioco forza per la Resistenza cambiare denominazione e dare un assetto più stabile all’organizzazione militare e insieme più rispondente alle situazioni presenti nel territorio.
La svolta organizzativa e operativa già maturata verso la fine dell’anno fu definita nei vari aspetti in una importante riunione tenutasi a Castelferretti il 14 gennaio. Secondo la ricostruzione di Ciarmatori la riunione si tenne presso l’abitazione di Nazzareno Massi, all’interno del castello medievale.
A Castelferretti peraltro la Resistenza disponeva di vari punti di riferimento sicuri e vi si tennero numerose riunioni e iniziative. Il contesto popolare era quello di un antifascismo largamente condiviso, di un rifiuto diffuso della repubblica sociale.
Emblematico un episodio accaduto poco prima di quella riunione, riportato dal giornale clandestino “L’Aurora” nel numero dell’8 gennaio. Alcuni fascisti falconaresi comandati dal maresciallo Maurilli si erano portati nella frazione alla ricerca di giovani che non avevano risposto all’ordine di arruolamento volendo “costringere con la violenza i recalcitranti a presentarsi”. Ne rintracciarono alcuni e li caricarono a forza su un autocarro, ma il padre di uno di essi,accortosi che li portavano via il figlio, afferrò il maresciallo che conosceva, lo stese con un pugno ben assestato e si riprese il figlio, di fronte agli altri militi rimasti sbigottiti a osservare la scena senza reagire.
All’incontro di Castelferretti che intervenne in una situazione di crescita di forza e autorevolezza del movimento resistenziale sia a livello politico che militare, parteciparono i membri del CLN delle Marche ed emissari del governo del Sud, in esso fu approvato lo “statuto delle formazioni patriottiche” …….
Quando il generale Melia arriva nelle Marche trova che presso ogni distaccamento esisteva sin dagli inizi un commissario politico, inviato specialmente dal Partito comunista, dando atto al tempo stesso che essi non avevano svolto “specifica propaganda di partito ma opera di educazione patriottica riferendosi alle gloriose tradizioni del risorgimento.
Questi commissari provenivano, la più parte, da speciali scuole organizzate nell’inverno del ’43 – ’44 dal Partito comunista, allo scopo di formare elementi preparati a svolgere un ruolo essenziale di informazione e orientamento dei giovani componenti delle bande nei rapporti interni al gruppo e con le popolazioni. Le scuole di cui si ha notizia si tennero a Sappanico, Castelferretti e S. Pietro in Calibano di Pesaro.
La scuola di Castelferretti ha sede nella casa a un piano in via Pietro Mauri 16. E’ un corso rapido di 20 giorni e riguarda la storia d’Italia, la storia del movimento operaio internazionale, elementi di tattica per la guerriglia partigiana e pratiche sull’uso delle armi automatiche moderne.
Verso la fine del corso, temendosi che potesse essere stata individuata, la scuola fu spostata per precauzione a Santa Lucia di Monsanvito. A fine corso, i neo commissari furono destinati nelle varie formazioni marchigiane e molti dei sopravvissuti saranno protagonisti della vita politica democratica nei decenni successivi.