I fratelli Bedini
Materiale tratto dalla pubblicazione: “La chiesa di S. Andrea di Castelferretti” riscoperta dalla scuola media “Montessori” a cura di A. Borgognoni, L. Carrera e M. Reitano con la collaborazione di S. Magnani e L. Tonelli
La famiglia Bedini di Ostra
“L’arte sacra dei Bedini” (catalogo per la mostra a Roma) raccoglie le fonti e i documenti che
possono presentare “il caso” di una delle tante botteghe artistiche italiane e attraverso essa ricostruire gli anni e gli avvenimenti della nostra storia dalla metà dell’ottocento ad oggi.
Il Risorgimento, le vicende che portarono all’Unita d’Italia, la grande guerra, le colonie, la seconda guerra mondiale e la ricostruzione sono rivissuti attraverso gli occhi dei componenti di questa famiglia, le loro esperienze appaiono comuni a quelle di milioni di altri uomini che hanno vissuto quegli anni.
Altrettanto accade anche per l’ambito artistico. Gli eventi di una famiglia di pittori, decoratori, mosaicisti e restauratori ci permette di ricostruire una sorta di micro-storia dell’arte degli ultimi due secoli.
Le origini dei Bedini sembra risalgano ad una famiglia signorile presente a Lucca nel XV secolo, ma le prime notizie storiche che si hanno sull’attività artistica di questa comunità ci conducono ad Ostra, piccola città dell’entroterra marchigiano, alla metà del XIX secolo e alla bottega artigiana di Giuseppe Bedini (Ostra 1835- Ostra 1905).
Di professione falegname, egli legò la passione per l’arte a quella politica, e, quando gli avvenimenti lo resero necessario, non esitò ad indossare la camicia rossa garibaldina per partecipare alle campagne per l’Unita d’Italia.
E’ proprio dal momento del suo ritorno al paese d’origine che egli iniziò la nuova attività di decoratore.
Negli anni successivi suo figlio Attilio (Ostra 1867- Qstra 1932) diede un impulso ulteriore alla tradizione familiare: incoraggiato dal padre a frequentare le botteghe dei vari artisti, Attilio ebbe modo di lavorare spesso a fianco di Samoggia da Bologna o di altri pittori. Di questi anni ci rimangono come testimonianza i lavori eseguiti presso la chiesa di Santa Croce e il Santuario di “Santa Maria Apparve” a Ostra.
L’attività intrapresa da Attilio trovò sostegno e compimento in una schiera di geniali figlioIi: Antonio, Mariano Secondo, Marcantonio, Maturino, Michelangelo, Annunziata, Marcaurelio, Massimiliano e Zaccaria. Le commissioni incominciarono ad arrivare da ogni angolo delle Marche e una volta ritornati alla loro cittadina natale, c’era giusto il tempo per preparare una nuova attrezzatura per il prossimo lavoro.
MICHELANGELO (1904 – 1975):
decise di approfondire la sua arte rivolgendosi con particolare dedizione al pittorico. Si trasferì a Roma per frequentare l’Accademia di Belle Arti Francese, che gli permise di liberare definitivamente le sue naturali doti di autentico pittore. Tra i suoi lavori troviamo: la decorazione della Cappella dedicata alla Madonna del Pozzo a Roma. II suo nome valicò i confini dell’Italia. Le sue opere vennero richieste negli Stati Uniti, in Brasile, Colombia, Africa e Australia. Visse in perfetta umiltà, lavorando senza mai cedere alle opportunità derivate dall’aderire alle mode ed ai gusti del tempo. Muore a Porto Alegre mentre sta lavorando ai mosaici della Cattedrale.
MARIANO SECONDO (1893-1945):
Fu un ottimo paesaggista. Giovanissimo conobbe e lavorò con Fra Paolo Augusto Mussini, e attraverso lui si confrontò con la corrente dei Preraffaelliti che si proponeva, attraverso un sincero e quasi mistico recupero dei temi medievali e rinascimentali, di contrastare l’accademismo neo-classico che dominava la cultura dell’epoca vittoriana. Di lui ricordiamo gli affreschi del Santuario della Madonna della Rosa ad Ostra, nel Duomo di Macerata e quelli della chiesa dei frati minori a Zara.
MARCANTONIO (1895-1990):
Fu perfetto conoscitore di tutte le antiche tecniche decorative e del restauro: “specializzato nella decorazione e anche ottimo restauratore; perfetto conoscitore del chiaro scuro, egli sapeva eseguire con le vecchie tecniche i finti marmi; nei suoi lavori di restauro o ex novo di decorazione eseguiva le dorature nelle più varie tecniche: con oro in foglia brumito, opaco, a mordere, argento.” Tra i lavori di maggior rilievo, il Duomo di Senigallia, la Chiesa di “Santa Maria in Via” a Roma e la chiesa di S. Silvestro sempre a Roma.
MARCAURELIO (1902-1971) e MASSIMILIANO (1907-1998):
A loro volta si dedicarono alla doratura e alla decorazione. Marcaurelio, che a causa della poliomielite rimase infermo e quindi incapace di salire sui ponti delle armature, fu un ottimo doratore e lavorò soprattutto per il restauro delle suppellettili sacre. Massimiliano per superare la grave crisi economica del 1937 partì per l’Abissina; la guerra lo coinvolse ed egli finì prigioniero degli inglesi a Nairobi, in Kenia. Rientrò in famiglia dopo sei anni e si trasferì a Roma dove, per esigenze economiche, non disdegnò di eseguire i lavori di pittura edile, collaborando comunque in diverse occasioni con i fratelli Michelangelo, Marcantonio ed il nipote Attilio jr. Nel 1978 esegue la decorazione della chiesa di Poggio Cinolfo (Aq).
ANNUNZIATA (1901-1974):
Fu allieva di Padre Bonaventura, un frate cappuccino fondatore ad Ostra di un laboratorio di ricamo di Arte Sacra. Esperta ricamatrice Nunziatina rivestì un ruolo di capo operaia fino al 1941 quando l’ acutizzarsi degli eventi bellici causarono la chiusura del centro. Ancora oggi numerosi camici, piriali, pianete e tovaglie, utilizzate dall’ordine cappuccino marchigiano e dai sacerdoti delle Marche, possono essere attribuiti alla sua mano.
TARCISIO (1929-1961):
E’ stato un pittore a tutto tondo che ci parlò attraverso le sue opere del linguaggio della più nobile forma di pittura. Per Tarcisio il dipingere non era soltanto provocato da una forza misteriosa dello spirito alla quale obbedire ciecamente, ma anche un legame di sangue con generazioni di artigiani ed affrescatori di chiese e di case patrizie. I primi quadri risalgono al 1949, frequentò l’Accademia Beato Angelico e quindi l’Accademia di Belle Arti di Roma dove si diplomò nel 1955. Divenne assistente alla Cattedra di Pittura fino alla morte nel 1961. Tra le sue opere ricordiamo l’Abside della chiesa di S. Antonio a Settebagni in Sabina. Oggi la tradizione continua soprattutto con l’opera di Sandro, Attilio jr., Katia e Michelangelo jr.