La tecnica procedurale
Premessa.
Come già precisato, con le presenti note non si intende esaminare in profondità gli aspetti tecnici del problema metodologico della storia; si vuole soltanto indicare alcuni criteri di carattere generale atti ad agevolare la ricostruzione di un avvenimento storico appartenente ad un passato relativamente recente. Sono criteri di carattere generale sia per lo scopo che, ci si prefigge, sia perché “ogni ricerca abbisogna di particolari avvertenze critiche, di un procedimento metodologico suo proprio, che nessuna teoria generalizzante potrebbe mai dare, e che solo la “discrezione” del singolo studioso, il suo senso storico, il suo direi fiuto, affinato dall’esperienza, gli possono suggerire”. Anche nella metodologia insomma, è presente una rilevante nota soggettiva. I criteri che saranno indicati riguardano soltanto il recente passato per il motivo che l’addentrarsi profondamente nel tempo trascorso implica particolari conoscenze e la sicura utilizzazione delle scienze dette ausiliarie della storia e, pertanto, non può essere che compito di professionisti.
Partizione della metodologia
II procedimento storiografico passa per cinque fasi:
– un’attività preliminare volta a definire e delimitare l’argomento dell’indagine;
– la ricerca e la raccolta del materiale storico utile, solitamente riunite nell’unico termine, derivato dal greco, di “euristica”;
– la critica del materiale anzidetto;
– la comprensione o sintesi, con la quale lo studioso definisce a se stesso i risultati del lavoro compiuto;
– l’esposizione; cioè la stesura in un elaborato scritto dei risultati cui si è pervenuti.
Dall’elencazione ora fatta, potrebbe sembrare che si tratti di cinque momenti distinti e successivi nel tempo. Ciò è vero solo come impostazione generale; i vari momenti hanno una successione logica ma non sono scanditi fra loro cronologicamente. E’ da notare infatti che la ricerca della risposta all’interrogativo fondamentale, che sempre alla base di uno studio di carattere storico, apre una serie di interrogativi subordinati dei quali alcuni sono individuabili in fase preliminare, altri, invece, compaiono studio durante, sicché per questi ultimi necessario innescare un nuovo processo di raccolta, critica e sintesi. Inoltre, la loro soluzione, per le interrelazioni esistenti in storia fra un aspetto del problema e gli altri, può far insorgere la necessità di un ritorno sull’interrogativo fondamentale ovvero su quelli subordinati già esaminati e tale ritorno può dar luogo ad un ulteriore processo di raccolta, critica e sintesi, che modifica la comprensione alla quale e si era giunti sino a quel momento. Quanto asserito potrà risultare più chiaro tenendo presente che il nostro pensiero tende a procedere dal confuso al meno confuso e, conseguentemente, a scomporre problemi complessi in problemi semplici. Le risposte date a questi ultimi hanno valore non solo in sé e per sé, ma anche in relazione al tutto, poiché, come noto, nell’affrontare problemi complessi, il nostro pensiero non ha svolgimento lineare, bensì ciclico. Un’altra precisazione pare necessaria: la collocazione della sintesi o comprensione come fase a sé stante è dovuta solo ad esigenze di carattere pratico. In realtà, la comprensione si attua lungo l’intero arco del procedimento storiografico, innalzandosi a valori sempre più elevati per “incremento di informazioni”. Indicandola come fase autonoma, si è voluto soltanto individuare il momento in cui lo studioso ritiene di avere sufficientemente indagato sul problema che si era proposto e, pertanto, giudica esaurite le fasi di raccolta e di critica delle fonti e possibile passare a quella di esposizione.
Operazioni preliminari.
Stabilito l’argomento di indagine (e ciò, come si è più volte asserito, deve avvenire in base ad un interesse, ad un bisogno, ad un problema che siano presenti nell’animo dello studioso) occorre definire e delimitare l’argomento stesso.
Al riguardo, sono da tener presenti le norme sotto riportate.
- Il fatto che si intende ricostruire deve poter esser enucleato dal contesto delle vicende storiche nelle quali è inserito; deve avere una sua fisionomia, quasi una “personalità” sua propria.
Il concetto sarà più chiaro se si pensi alla storia come a una vicenda cinematografica ad episodi, legati fra loro da un filo conduttore ma singolarmente distinti o distinguibili. Il fatto storico che si intende studiare deve essere pensato, appunto, come uno degli episodi anzidetti, episodio indubbiamente legato a tutti gli altri ma che in sé considerato avrà origine e conclusione proprie. Pertanto, non dovrà mai trattarsi di una vicenda in tutto o in parte lasciata in sospeso, ma completa e conclusa.
La caratteristica è essenziale perché solo così sarà possibile intendere la situazione che l’ha generato, i tempi e i modi del suo sviluppo, nonché gli effetti che ha determinato. Solo così inoltre sarà possibile giudicarlo criticamente entro il suo contesto, cioè nel quadro politico, sociale, geografico, operativo in cui si è verificato. - Prima di iniziare uno studio storico si deve aver chiaro lo scopo che ci si prefigge, scopo che può essere compreso fra quello generico di ricostruzione del fatto e quello specifico di porre in rilievo un determinato aspetto della realtà indagata. Lo scopo influenza l’impostazione dello studio e, soprattutto, fornisce un primo criterio di selezione dei fatti. c. La definizione dell’argomento si traduce in concreto nella delimitazione, nello spazio e nel tempo, del fatto oggetto di indagine.
Per quanto riguarda il tempo, bisogna rifuggire sia dalla tentazione di prendere l’avvio da eventi remoti, sia da quella di iniziare dal primo momento dell’avvenimento in esame.
In ossequio al concetto di svolgimento, occorre prendere le mosse dalla situazione che ha reso possibile e probabile il suo verificarsi e che pertanto ha con esso stretta attinenza.
Con lo stesso criterio si dovranno stabilire i limiti ai spazio, commisurandoli all’ordine di grandezza degli avvenimenti trattati. In merito, non si possono dare regole precise: possiamo dire però che in storia militare non si potrà mai omettere di esaminare i settori di competenza delle G.U. laterali o, a livello superiore, gli Scacchieri contermini. - Lo studio degli avvenimenti militari è inscindibile dall’analisi della piattaforma geografica (e, se necessario, topografica) degli avvenimenti stessi. Una sicura conoscenza dell’ambiente naturale deve quindi precedere ogni studio storico ed opportunamente sintetizzata deve comparire anche nella fase di esposizione.
A conclusione dell’argomento, un’ultima precisazione. Si è soliti dire che per affrontare con serietà uno studio storico occorre sgombrare la mente da ogni preventiva conoscenza, da ogni pregiudizio, da ogni passione, al fine di porsi in grado di rielaborare con effettiva obiettività. i dati di fatto forniti dalle fonti: Bisogna riconoscere con franchezza che questo stato di grazia – peraltro anche definito “obiettività da eunuchi” – è utopistico: né il nostro intelletto né il nostro animo sono simili a lavagne dalle quali e possibile cancellare quanto in precedenza vi è stato scritto. Possibile è invece trovare in noi tanto autocontrollo e tanta onestà da prendere quanto sappiamo o quanto desideriamo sia stato non come versioni da dimostrare o tesi da sostenere con ogni accorgimento, bensì come ipotesi provvisorie di lavoro da sottoporre a vaglio critico, pronti a respingere o a modificare ciò che a tale vaglio non resiste. Storia, si detto, è conoscenza e pensiero e come tale si distingue dal “fare” che è volontà, sicché se, ad esempio, si voglia dimostrare una tesi, per la confusione che si ingenera fra pensiero e volontà, fra conoscere e fare, il risultato non sarà più storia ma storia di tendenza, storia nazionalista, storia di partito, ecc. cioè una “pseudo storia”.
La ricerca e la raccolta del materiale di studio.
Il materiale di studio si distingue in due gruppi: bibliografia e fonti. In particolare, la bibliografia comprende le opere già redatte riguardanti in tutto o in parte l’argomento definito e delimitato. Anche se taluni non ne ritengono necessario l’esame ed anzi lo giudicano negativamente nel timore di esserne influenzati, la conoscenza di tali opere è indispensabile per i non iniziati, soprattutto per fare il punto su quanto è acquisito, su quanto è incerto o controverso, su quanto si ignora. Circa le fonti nulla si ha di particolare da aggiungere a quanto già detto nella parte 1. II reperimento della bibliografia e delle fonti è reso agevole dall’esistenza di specifiche pubblicazioni, detti cataloghi o repertori, facilmente rintracciabili nelle Biblioteche. Per lo studio di vicende militari del recente passato, indispensabili sono le opere edite dagli Ufficiali storici degli Stati Maggiori, il cui testo è sempre accompagnato da copiosa documentazione. Reperito il materiale di studio occorre esaminarlo e prendere nota delle tracce, cioè delle informazioni, dei dati, delle cognizioni che, riferendosi comunque al fatto di interesse, ne permetteranno la ricostruzione. Per dirimere eventuali dubbi circa la differenza fra fonte e traccia ci si servirà di un esempio. Si supponga che si voglia sapere come e quando avvenne il cosiddetto “Patto della Deutschland” fra Hitler e lo Stato Maggiore Generale germanico, in forza del quale quest’ultimo appoggiò Hitler nel riuscito tentativo di diventare Capo dello Stato dopo la morte del Mar. von Hindenburg, in cambio della promessa del Furher di fare della Wermacht l’unica forza armata del Reich. Questo fatto è descritto, ad esempio, nell’opera di J. Wheeler Bennet “La nemesi del potere – Storia dello SM tedesco dal 1918 al 1945”. In questo caso, la pubblicazione anzidetta costituisce la fonte bibliografica, mentre le particolari notizie intorno al patto costituiscono le tracce che, stralciate dal libro citato e unite a quelle desunte da altre fonti consentono la ricostruzione del fatto stesso. Come trascrivere e ordinare le tracce raccolte dalle fonti o dalla letteratura esistente sull’argomento? La soluzione è del tutto personale; solo chi affronta l’argomento oggetto di studio può decidere, alla luce delle finalità che si è preposto, su ciò che convenga copiare letteralmente ovvero soltanto sintetizzare. Per la trascrizione di quanto interessa, il sistema che si suggerisce è l’uso di fogli di lavoro (in genere costituiti da quaderni) impiantati per materia, in base alla scomposizione dell’argomento di studio in argomenti particolari. La trascrizione deve essere fatta su una sola facciata, al fine di consentire mediante il distacco delle pagine sia la costituzione – studio durante – di nuovi più specifici fogli di lavoro, sia di riunire note diverse in fascicoli corrispondenti ai vari capitoli nei quali si intende articolare l’esposizione. E’ ovvio che di ogni traccia raccolta occorre indicare con la massima precisazione la provenienza.
La critica.
La collocazione della critica quale terzo momento del procedimento storiografico risponde ad esigenze pratiche. In realtà, già mentre si leggono le fonti e si annotano le tracce, lo studioso, da un lato, s’inoltra nei fatti per penetrarli, collegarli e sempre meglio comprenderli, dall’altro, procede ad un lavoro di vaglio delle fonti stesse. La critica risponde all’imprescindibile e esigenza di carattere scientifico di stabilire l’attendibilità delle testimonianze e la verità dei fatti da esse presentati; si rivolge pertanto sia alle fonti sia ai fatti.
In passato si manifestato un atteggiamento di accentuata diffidenza nei confronti delle fonti narrative, data l’indubbia soggettività in esse presente. Nella moderna metodologia storiografica tale atteggiamento venuto a cadere o quanto meno a ridimensionarsi, in seguito alla constatazione che le fonti documentarie non sono immuni anche esse da note di soggettività e alla considerazione che le fonti narrative ci aiutano a comprendere la vita trascorsa nei suoi travagli, nei suoi problemi, nei suoi ideali, meglio delle fonti documentarie la cui ufficialità spesso sinonimo di freddezza. D’altra parte, senza fonti narrative ci sarebbe preclusa la conoscenza di episodi, retroscena, orientamenti personali, contatti non ufficiali, spesso all’origine di importanti eventi. II fenomeno è chiaramente espresso da un militare. il Mar. von Manstein, il quale nella prefazione alla sua nota opera “Verlorene Siege” così scrive: “Io parlo da uomo d’azione non da storico. Anche se mi sono sforzato di valutare con obiettività gli avvenimenti, gli uomini e le loro decisioni, il giudizio di un uomo proiettato nell’azione rimane sempre forzatamente soggettivo. Spero tuttavia che queste pagine non restino senza valore per lo storico. Egli non può pervenire alla verità unicamente attraverso gli archivi. L’essenziale per conoscere la verità, cioè il modo con il quale i protagonisti hanno pensato e giudicato, non si trova né negli archivi né nei diari di guerra”. Cautela, quindi, nei confronti delle fonti narrative ma non sfiducia preconcetta. La critica delle fonti presenta un duplice oggetto: uno estrinseco ed uno intrinseco. In particolare, la critica estrinseca che riguarda i caratteri esterni delle fonti, è essenziale per l’accertamento dell’autenticità di antichi documenti. Per noi presenta modesta rilevanza, limitata alla valutazione dell’autenticità soprattutto della completezza di alcune fonti riguardanti il 2° conflitto mondiale, pervenuteci dopo essere passate per varie mani. La critica intrinseca è l’accertamento del valore del contenuto di ciascuna testimonianza. Si esplica particolarmente nei riguardi delle fonti narrative, delle quali tende a porre a fuoco: – l’autore, nelle sue vicende, nei suoi orientamenti e nelle sue possibilità di conoscenza diretta sicura dei fatti narrati; – lo scopo dello scritto: costituisce un’autodifesa, un’auto esaltazione? Un atto di accusa? – l’origine: è stata redatta d’iniziativa dell’autore o per incarico di Governi, di Comitati, di Associazioni, ecc.?; – il tempo ai stesura, nella considerazione del diverso valore che hanno una testimonianza contemporanea ed una lontana nel tempo dai fatti che interessano. Una fonte, pur risultando nel complesso veridica e meritevole di fiducia circa la sua obiettività può riportare qualche notizia non vera. Non è sufficiente quindi la critica delle fonti ma occorre vagliare anche i fatti poiché una fonte, pur se sicura, può per un particolare motivo, deformare uno specifico evento. Caso a sé stante è quello dell’errore, atto inconsapevole causato da disattenzione, da ricordo non esatto o da informazione erronea. E’ molto difficile da accertare sia perché dell’errore proprio perché inconsapevole manca il movente, sia perché per individuarlo occorre essere già pervenuti ad un buon livello di conoscenza.
La comprensione o sintesi.
Come già posto in luce, la comprensione non nasce quale momento a sé stante ma si va manifestando gradualmente, a partire alla raccolta e dalla critica delle fonti.
E’ un fenomeno squisitamente soggettivo di rielaborazione personale del materiale raccolto e criticamente vagliato perché scaturisce, in relazione alle doti di ciascuno, dalla fusione del momento artistico (intuitivo – rappresentativo) che il momento scientifico (analisi delle fonti). Uno squilibrio fra i due momenti dà luogo o a una storia romanzata (ove prevalente è il momento artistico della fantasia) ovvero all’erudizione, alla cosiddetta “storia filologica” , tutta “esatta ma non vera”.
Quale fenomeno soggettivo, la comprensione non può essere costretta in precise norme ma soltanto indirizzata in base a criteri generali. Di essi si è già trattato – pur se implicitamente – nella parte 1 e pertanto non si reputa necessario ricordarli. Ci si sofferma tuttavia su uno che è particolarmente importante: le fonti, specie documentarie, non sono la realtà da indagare ma il suo riflesso. Occorre andare oltre il testo letterale, e non basta quindi vagliare, raffrontare, selezionare, ordinare il materiale storico raccolto. E’ necessario leggerlo e rileggerlo per immedesimarsi in esso e cogliervi anche quanto vi è di implicito.
Si è detto che la comprensione è processo graduale; la gradualità si realizza, di massima, in seguito alle seguenti quattro operazioni, direttamente connesse alle finalità dell’indagine storica:
- ricostruzione degli avvenimenti e delle condizioni loro proprie: tende all’accertamento il più realistico e veridico possibile dei fatti “così come sono accaduti”, per usare una celebre espressione dello storico tedesco Ramke. Costituisce una intelaiatura ancora grezza ma indispensabile per l’ulteriore avanzamento del nostro pensiero; b. considerazione della realtà ricostruita quale momento di uno sviluppo, mediante il collegamento delle condizioni che l’hanno generata alla situazione in cui è sfociata. Della realtà ricostruita tende a porre in luce genesi, nessi, conseguenze, di carattere materiale e spirituale;
- giudizio sui fatti e sulla loro significatività, nel quadro dello sviluppo storico;
- inserimento nel presente dei risultati conseguiti per illuminarlo con le esperienze tratte dal passato.
Nonostante la più scrupolosa raccolta delle fonti, può avvenire che non si pervenga alla sicura conoscenza di un particolare fatto, inserito nel contesto degli eventi oggetto di indagine. In tal caso, non si può procedere che per ipotesi o per congettura. Mentre per ipotesi si indica il ragionamento con il quale si pone una condizione preliminare che si suppone vera, dal verificarsi della quale discende la validità o l’assurdità di una determinata versione o di un determinato giudizio, per congettura s’intende una vera e propria supposizione.
Procedimento da non seguire è quello analogico. Perfezionare la conoscenza di un fatto, non sufficientemente chiarito, attraverso le fonti o con criteri di ragione, avvalendosi delle rassomiglianze che il fatto stesso presenta con altri, noti, esige cautela estrema e limita quindi l’impiego del procedimento analogico alla cerchia degli storici di professione.
L’esposizione.
L’esposizione nulla aggiunge a quanto già conseguito in sede di critica delle fonti e di sintesi; non è quindi parte essenziale della metodologia. In essa, inoltre, compare come fattore determinante la capacità di ciascuno di esprimere per iscritto il proprio pensiero.
Quantunque il valore di un’indagine storica non dipenda dall’essere scritta bene o meno bene, è indubbio tuttavia che l’uso appropriato ed elegante della lingua, l’accuratezza dello stile, conferiscono dignità al lavoro storiografico e nel contempo ne rendono la lettura piacevole, a volte suggestiva.
La parte preminente che nell’esposizione hanno le doti di scrittore di ciascuno, rende impossibile la prescrizione di norme, ad eccezione delle poche seguenti:
– stabiliti in sede di sintesi i concetti fondamentali da trattare, occorre ripartire la materia in capitoli ed eventualmente in parti la cui successione, logica e cronologica insieme, deve evidenziare la completezza e la consequenzialità, della trattazione;
– la partizione della materia non deve essere eccessiva per non far “perdere il filo” al lettore e, comunque, deve comprendere una fase dell’indagine, o un episodio, o l’esame di un problema, sempre in modo compiuto;
– le citazioni devono essere assolutamente esatte e corredate da annotazioni indicante l’autore, l’opera, la pagina, l’editore, la città e l’anno di pubblicazione;
– nel periodare occorre rifuggire, o quanto meno, ridurre all’indispensabile l’uso di lettere, trattini, ecc.;
– la eventuale trascrizione di documenti va collocata in appendice.
In merito alla partizione logico – cronologica della materia, si indica come possibile schema di esposizione di un fatto militare del passato il seguente:
– premessa: è la precisazione dell’argomento dello studio e delle finalità dell’indagine. Eventualmente, contiene l’indicazione dei motivi che hanno indotto alla scelta del particolare tema; – introduzione: è la descrizione dell’ambiente naturale, della situazione generale dei contendenti nelle varie componenti, dei precedenti;
– ricostruzione del fatto: è l’esposizione dello svolgimento della vicenda; inizia con l’esame della situazione particolare e degli intendimenti operativi delle forze contrapposte;
– considerazioni conclusive: comprendono una disamina sui tratti salienti del fatto esaminato, nonché sui motivi del suo successo o del suo insuccesso e sulle sue incongruenze, al fine di esprimere un giudizio dal quale discendono, in modo esplicito o implicito, ammaestramenti connessi alle finalità che lo studio si era proposto.
E’ evidente che fondamentali sono le parti riguardanti la ricostruzione del fatto e le considerazioni conclusive.
Mentre nella prima è preminente il valore obiettivo della completezza e dell’accuratezza dell’indagine, nella seconda è preminente il valore soggettivo della rielaborazione interiore. Particolari finalità ovvero la presupposta acquisita sicura conoscenza dell’evento argomento di studio, possono rendere inutile la sua ricostruzione. In tal caso, lo schema va sostanzialmente modificato riducendolo alle sole considerazioni conclusive, precedute dalla premessa ed eventualmente da una breve introduzione ove siano indicati i punti salienti del fatto, al fine di richiamarli alla memoria del lettore.
Lo schema per la ricostruzione di un avvenimento militare del passato.
Descrizione
Si è detto che per la complessità insita in un qualsiasi evento storico di un certo rilievo, la ricerca della risposta all’interrogativo fondamentale che è sempre alla base di uno studio storiografico , apre una serie di interrogativi subordinati dei quali alcuni sono individuabili in fase preliminare, altri, invece, compaiono studio durante. Il procedimento descritto è proprio della nostra mente che tende a scomporre problemi complessi in semplici ed a procedere dal confuso al meno confuso. E’ però da sottolineare che in storia la risposta all’interrogativo fondamentale non è data dalla somma delle risposte agli interrogativi subordinati, bensì dalla loro integrazione (la comprensione è detta anche sintesi); integrazione che si perfeziona nel tempo, con l’avanzamento dell’indagine e che, per convalida di risultati conseguiti o per necessità di nuovi dati, può riaprire per un ulteriore approfondimento una questione già risolta. Come già chiarito, alcuni interrogativi subordinati sono individuabili a priori. Ebbene, nello schema più avanti descritto sono indicate le questioni che già in fase preliminare appare necessario risolvere per ricostruire un evento militare del passato. Tale schema, da utilizzarsi in sede di indagine, è impostato su base logico-cronologica e tiene conto delle conseguenze che sulla conoscenza di avvenimenti militari del passato hanno fattori già posti in luce, quali lo svolgimento storico, la piattaforma geografica, le condizioni spirituali e materiali della società. Lo schema si riferisce ad uno studio avente quale finalità quella generale di ricostruire e giudicare vicende belliche complesse di ampio respiro ed attuate in forma tradizionale, del tipo delle due guerre mondiali tanto se lo studioso deve trattare campagne battaglie, episodi bellici di minore ampiezza, deve essere adattato a tali minori dimensioni, tralasciando i paragrafi o i sottoparagrafi di esso che appaiono inutili o non commisurati ai fatti studiati. In altre parole, lo schema è stato costruito per la “misura massima”, ed è compito di chi lo applica adattarlo, di volta in volta, al singolo caso.
Lo schema è stato articolato in sei paragrafi che saranno ora esaminati.
Premessa
Riguarda:
-l’indicazione dell’avvenimento (o degli avvenimenti) che si intende ricostruire;
-la precisazione dei limiti di tempo e di spazio;
-l’enunciazione dello scopo (o degli scopi) che si intendono conseguire.
Queste indicazioni, indispensabili sul piano pratico, sono utili anche sul piano pedagogico, perchè aiutano a fissare l’argomento dello studio e a delimitarne il campo; soprattutto fornendo un chiaro criterio di selezione, impediscono di uscire nel corso della trattazione dai limiti fissati ed evitano divagazioni. Nel precisare gli scopi dello studio, occorre non stabilirne troppi o troppo difficili: va sempre tenuto presente la carenza di una specifica documentazione, specie relativamente a scopi particolari, quali ad esempio l’esame di certi aspetti della guerra (combattimenti nei boschi, negli abitati, notturni, forzamento di corsi d’acqua, organizzazione logistica, ecc.) che pur se molto interessanti, sono, in genere, i meno documentati.
In pratica, è bene fissare uno scopo generale, coincidente con quello stesso dello studio della storia militare, e cioè di trarre, dalla ricostruzione e dall’esame dell’avvenimento, considerato sotto tutti i suoi aspetti, ammaestramenti validi per il presente e orientamenti per il futuro, e alcuni pochissimi scopi particolari.
I belligeranti – Le origini del conflitto. La sua funzione, in rapporto alle altre parti componenti lo schema è di ampia introduzione all’avvenimento, oggetto di studio. E’ un’introduzione a largo respiro, poiché la costituiscono due sottoparagrafi, uno dei quali tende a configurare sotto tutti i profili (storico, territoriale, economico, sociale, militare, politico, ecc.) la complessa fisionomia dei belligeranti, e l’altro a mettere in luce, attraverso la ricerca e la narrazione degli antefatti lontani, delle cause remote e prossime, reali ed apparenti, le origini della lotta. La stesura di questi argomenti è, anche dal punto di vista materiale, lavoro lungo e complesso. Ne consegue che esso può fare da introduzione soltanto alla narrazione di avvenimenti storici di notevole estensione spaziale e temporale. Se invece si tratta di esaminare una battaglia, un ciclo operativo, una campagna di non ampio sviluppo, l’esame suggerito da questo paragrafo può essere tranquillamente omesso essendo sufficiente delineare la “situazione generale” e la “situazione particolare”, argomenti dei paragrafi terzo e quarto. Si tratta, in sostanza, di dare al lavoro storiografico una organicità ben armonizzata, ed evitare che la parte introduttiva sia sproporzionata alla trattazione vera e propria. In particolare, la trattazione del primo sottoparagrafo tende a tratteggiare un quadro, sintetico ma per quanto possibile completo, dei singoli Paesi in lotta, e a mettere in luce l’influenza che i caratteri peculiari di ognuno di essi hanno avuto nella preparazione, nella impostazione e nella condotta della guerra. Suo scopo precipuo è indurre lo studioso a fermare la sua attenzione su questa stretta e costante correlazione, allo scopo di poter configurare l’incidenza dei fattori morali e materiali sulle cause della lotta armata, sul modo con cui è stata condotta e sulle sue conseguenze. Qualora si tratti di una guerra di coalizione, sarà sufficiente configurare la situazione delle due nazioni-guida, limitandosi a brevi cenni essenziali per le nazioni minori. Queste possono anche essere del tutto ignorate, essendo sufficiente citare il loro effettivo apporto alla causa sostenuta dagli Stati protagonisti quando si tratteggerà la situazione generale. Per concludere, diremo che lo scopo di questa parte dello studio è di “fotografare ” i contendenti com’erano al momento in cui sono scesi in guerra.
Il secondo sottoparagrafo si occupa delle “origini del conflitto”, dizione sotto la quale si sono raggruppati sia gli “antefatti” sia le specifiche “cause” della lotta. Di quali antefatti si tratterà? Evidentemente di quelli che, per la stretta attinenza che hanno avuto con la guerra, ne sono all’origine. Si tratterà di tracciare, prendendo le mosse da un tempo ragionevolmente lontano, in genere dalla fine del conflitto precedente, un quadro riassuntivo degli avvenimenti che hanno condizionato la politica interna ed estera dei Paesi protagonisti in esame, inducendoli a perseguire determinati obbiettivi, a ricercarne, di conseguenza, certe alleanze e ad abbandonarne altre, ad adottare determinati provvedimenti di politica interna , civile e militare ed a scivolare, per così dire sul piano inclinato adducente alla guerra. La narrazione di questi antefatti mette in luce, invariabilmente, le inquietudini, le insoddisfazioni, le difficoltà economiche, ecc. eredità di lotte precedenti, che molto spesso si individuano come le vere cause del conflitto: di qui la necessità di saper cogliere negli “antefatti” le circostanze che hanno reso possibile la situazione che è sfociata nel conflitto, tenendo presente che, generalmente, le cause prossime rivestono il carattere di “pretesto” per giustificare la guerra, e sono provocate ad arte. L’elenco degli argomenti da esaminare in questo paragrafo non si conclude, come i tre successivi, con le “considerazioni riepilogative”. Ciò perché il quadro delineato non è ancora sufficiente per consentire quel “raffronto di potenza” fra le parti che solo può dare la misura della possibilità di ognuna di esse.
La situazione generale.
Scopo di questo paragrafo è porre a diretto contatto con la vicenda storico-militare che si vuole esaminare. Il secondo paragrafo come si è visto, può essere omesso quando l’oggetto del nostro studio sia di proporzioni illimitate; gli argomenti di questo terzo paragrafo, invece, vanno svolti sempre, sia che si tratti di una guerra di vaste dimensioni, sia che si tratti di una campagna o anche di una singola battaglia. In questo caso, potrà essere non necessario sviluppare completamente tutti gli argomenti elencati nel paragrafo: sarà lo studioso a giudicare quali potranno essere semplicemente sfiorati e quali altri addirittura omessi, tenendo presente che la necessità di delineare una immagine sufficientemente completa e particolareggiata dello “status” delle forze militari dei belligeranti ed una sintesi dei fatti accaduti e dei provvedimenti presi in dipendenza ed in vista del conflitto, o della campagna ovvero della singola battaglia studiata. Il primo sottoparagrafo riguarda la situazione generale militare, e precisamente i Quadri, le forze, i mezzi e le dottrine operative: si tratta, perciò, di configurare, nel modo più esatto possibile, lo strumento militare approntato dai singoli belligeranti, e di illustrare i criteri che presiedono al suo impiego. E’ ovvio che, per farsi un’idea esatta dello strumento militare, occorre esaminarne tutte le parti, a cominciare dai Capi, dagli Stati maggiori, dai Quadri.
Occorrerà poi esaminare le Forze armate nei loro elementi costitutivi, e cioè uomini, armi, mezzi, servizi tecnici, organizzazioni logistiche, perché ognuno di questi elementi incide in misura diversa, ma sempre importante, sulla maggiore o minore efficienza delle Forze armate. Da ultimo, dovranno essere esaminate le dottrine operative. Su questi due ultimi argomenti (Forze armate e dottrina) è opportuno fare qualche considerazione, data la loro importanza ai fini della comprensione dei fatti bellici. Nel delineare il quadro morale delle forze armate, si dovrà tenere conto , oltre che delle qualità morali “congenite” (maggiore o minore inclinazione alla guerra , ai suoi disagi e sacrifici, senso innato della disciplina, attaccamento alla propria terra, amore alla libertà, coraggio, ecc.), anche di quelle “infuse” dall’azione psicologica dei governanti, nonché degli influssi esercitati da fattori contingenti interni (rivoluzioni, disagi economici, carestie) od esterni (invasione nemica minacciata o in atto, allettamenti o minacce della propaganda nemica, ecc.) perché azione e guerra psicologica e fattori contingenti esterni ed interni possono esaltare e deprimere le qualità morali dei combattimenti in modo notevole.
Per tracciare un quadro abbastanza particolareggiato di tutta la situazione, occorrerà ricorrere a dati numerici. Alcune delle domande cui bisogna rispondere sono le seguenti:
_ quanti erano gli Ufficiali in servizio attivo e quelli in riserva, e quale era il loro rapporto numerico con le truppe?
_ quale era il gettito di una leva e quanti erano gli uomini mobilitabili per le forze armate, compresi i riservisti?
_quante erano le Divisioni dei vari tipi, quale era la loro consistenza numerica, come erano costituite e quale era il loro armamento? _ quanti erano gli aerei e di quali tipi? _ quante e di quali tipi erano le navi e come erano armate? E’ chiaro che soltanto le risposte a queste ed alle altre domande analoghe consentiranno di attribuire un “peso” alle Forze armate dei singoli belligeranti, e che soltanto il confronto fra questi diversi “pesi” consentirà di stabilire uno dei dati più importanti del “rapporto di potenza” fra le parti contendenti richiesto nel secondo allinea delle considerazioni riepilogative. Circa le dottrine militari osserviamo che l’adozione di una dottrina e, ancor di più, la sua traduzione in pratica sono condizionate da fattori materiali e morali, e cioè dai mezzi, dall’ambiente geopolitico e dall’ambiente spirituale, cioè dalle virtù civiche del popolo e dalla sua coesione morale, nonché dai rapporti intercorrenti fra la società umana ed i suoi governanti. E’ chiaro, comunque, che qualunque possa essere la dottrina strategica adottata, essa sarà sempre il riflesso della condotta politica del governo, e che la sua traduzione in pratica tramite la stesura di appositi “piani” e l’adozione di appositi “criteri” o “norme d’impiego” sarà sempre un compromesso, tanto più fruttuoso quanto più armonico, fra scopi, mezzi e ambiente. Se ciò non è stato fatto, è chiaro che anche piani obiettivamente perfetti sono destinati a fallire: di qui la necessità di ricercare e stabilire se la dottrina operativa ed i conseguenti piani siano stati adottati in accordo con le direttive politiche del governo e sulla base delle reali possibilità materiali e morali della nazione interessata. Il secondo sottoparagrafo riguarda “gli avvenimenti ed i provvedimenti in vista del conflitto”. E’ sembrato giusto collocare questo sottoparagrafo dopo quello dedicato alla situazione generale perché, in previsione di un conflitto ritenuto imminente ed inevitabile, vengono sempre presi provvedimenti intesi a modificare la situazione generale, anche militare, avvicinandola, in un certo modo, a quella particolare, oggetto del paragrafo successivo. Qui, pertanto, dovranno essere riferiti i provvedimenti presi e gli avvenimenti verificatisi immediatamente prima del fatto bellico, e che con esso hanno avuto stretta attinenza, evitando di prendere le mosse da troppo lontano, cadendo così nell’errore di tornare a raccontare gli “antefatti”. E’ da considerare che taluni di questi avvenimenti, che oggi possono apparire di non grande rilievo, ebbero allora un’importanza, vera o presunta, tanto grande da influire, insieme con le cause esaminate nel secondo paragrafo, sulla volontà di guerra di un popolo, o sul suo orientamento politico, o sulla condotta stessa delle operazioni belliche. Il paragrafo, come abbiamo detto, si deve chiudere con le considerazioni riepilogative. In particolare, dovrà essere posto in risalto il complesso di forza e di mezzi di cui disponeva ogni belligerante in rapporto:
-da una parte, alle sue possibilità in campo economico (industriale, agricolo, commerciale, ecc.) e militare-dall’altra ai suoi intendimenti politici (e, conseguentemente, agli “scopi di guerra”).
Ciò al preciso scopo di stabilire se vi sia stata la giusta correlazione fra intendimenti e mezzi e di fissare, soprattutto, il “rapporto di potenza globale” fra le parti in lotta. In ultima analisi, è questo il vero obiettivo cui tende tutto l’ampio esame suggerito dall’ intero paragrafo.
La situazione particolare.
Il quarto paragrafo mette a contatto con le forze direttamente impegnate nelle operazioni belliche e con l’ambiente nel quale esse operano. Dopo un primo sottoparagrafo in cui dovranno essere brevemente rievocate le eventuali operazioni della stessa guerra o campagna, che hanno preceduto con immediatezza quelle che saranno ricostruite ed esaminate nel successivo paragrafo quinto, lo schema porta a considerare “l’ambiente operativo”, cioè lo spazio geografico (terrestre – marittimo – aereo) in cui si è svolta la guerra, o la campagna o la battaglia presa in esame. E’ logico che ci si occupa di una grande operazione tridimensionale, devono essere esaminati sia lo spazio marittimo, sia quello aereo, sia quello terrestre. L’estensione dell’ambiente operativo può variare entro una gamma non piccola, che va dal teatro allo scacchiere, alla zona ed anche al settore operativo. Nel caso, comunque, che si tratti di avvenimenti che anno interessato vaste estensioni (come, appunto, il secondo conflitto mondiale) l’amplissimo ambiente va ripartito in, “teatri operativi” (e avremo, così, quello europeo , quello atlantico, quello dell’Estremo Oriente, quello del Pacifico , ecc.); questi a loro volta saranno suddivisi in “scacchieri” (per il teatro operativo europeo avremo teatro operativo europeo avremo quello franco – belga – germanico, o “occidentale”, quello balcanico, quello germanico – polacco – russo, o “orientale” quello italiano, ecc.); ognuno di questi va poi diviso ancora in “zone operative” e queste, infine, in “sottozone” o “settori operativi”. Questa suddivisione è necessaria perché solo esaminando singolarmente porzioni non troppo ampie di territorio potranno esserne messi in rilievo gli elementi geografici che hanno maggiormente condizionato l’impostazione, lo sviluppo e spesso l’esito una volta delimitato l’ambiente operativo fisico, si dovrà “inquadrarlo” cioè definire la funzione strategica e la sua importanza militare sia in assoluto sia in relazione alle operazioni programmate o in corso. Dell’ambiente operativo così delimitato e inquadrato, dovranno essere successivamente valutate le caratteristiche fisiche e geografico – politiche. L’importanza delle prime è nota perché il terreno ha sempre condizionato l’impostazione e lo svolgimento dei fatti bellici. Anche le caratteristiche geografico – politiche però presentano rilevanza perché spesso la conquista di determinate zone (bacini industriali, grandi città, zone minerarie) ha costituito l’obiettivo di grandi operazioni militari, o ne hanno cambiato il corso. Un ultimo aspetto dell’ambiente operativo è costituito dagli eventuali “precedenti storici”. La rievocazione di avvenimenti bellici di un certo rilievo, accaduti in un passato più o meno lontano sullo stesso terreno, può risultare utile, specie se consente dei confronti con gli avvenimenti studiati. Inoltre, come abbiamo detto, essi servono a mettere in luce la “funzione strategica” del territorio. Il terzo elemento che configura la situazione particolare iniziale sono i piani operativi.
Dei piani che interessano dovranno essere messi in luce le linee fondamentali, gli obiettivi perseguiti, le forze assegnate ed anche l’eventuale processo evolutivo, conseguente ai mutamenti della situazione, dei quali pure si dovrà fare cenno. E’ bene dare un giudizio su questi piani, mettendone in evidenza pregi e difetti e specialmente la loro possibilità di applicazione in rapporto al terreno, alle forze ed ai mezzi propri e del nemico, ecc. successivamente dovranno essere esaminate le forze in campo, facendo anche riferimento, se del caso, a quanto detto a proposito dei Quadri, delle forze e dei mezzi in generale al precedente paragrafo 3.
L’esame dovrà scendere nel particolare e porre in evidenza l’entità e le qualità delle singole unità terrestri, aeree, marittime direttamente impiegate nelle operazioni, senza omettere, come spesso avviene, la loro organizzazione logistica delle operazioni. Altri elementi da non trascurare sono la costituzione ed il funzionamento dei Comandi, che concepiscono e dirigono la lotta. A conclusione dell’esame dei vari elementi indicati nel paragrafo saranno formulate “considerazioni riepilogative”. In esse si dovrà dare maggior rilievo all’ambiente operativo e alle forze in campo, istituendo per il primo, un confronto fra l’apprezzamento fattone dai comandi interessati all’epoca dell’azione e quello fatto in base a valutazioni personali e alle risultanze degli avvenimenti bellici; per le seconde, formulando un giudizio sulla loro globale idoneità a conseguire gli obiettivi loro fissati, e stabilendo, infine, il rapporto fra le opposte forze.
Gli avvenimenti.
Il quinto paragrafo dello schema è riservato alle descrizioni degli avvenimenti. Data la difficoltà di disporre dei documenti originali, sarà sufficiente reperire le numerose pubblicazioni, di cui molte ufficiali, in genere edite dagli Uffici Storici degli SM, che riportano in copia i documenti stessi. Primo elemento da esaminare saranno le direttive degli opposti comandi, sia pure limitatamente a quelle dei Comandi Supremi. Ovviamente, ove se ne possa disporre, si potranno esaminare anche gli ordini di operazione delle G.U. o anche delle unità minori, nel solo caso però che queste abbiano compiuto atti tattici di importanza rilevante.
Il criterio da seguire in questo come in altri casi del genere deriva dalla maggiore o minore profondità ed estensione che si vuole conferire al lavoro. Gli elementi da mettere in chiaro sono, comunque i seguenti:
-gli scopi dell’operazione (o delle operazioni) messi in rapporto, possibilmente, con gli scopi generali del conflitto, almeno, con quelli del particolare ciclo operativo; -i compiti assegnati alle unità, scendendo fino al livello operativo ritenuto più opportuno in relazione allo sviluppo ed ai particolari fini del lavoro storiografico;
-le forze ed i mezzi assegnati; -le modalità d’azione stabilite. Dopo di ciò si passerà alla ricostruzione dei fatti, descrivendo partitamente, in modo stringato, le manovre ed i movimenti iniziali delle unità contrapposte, i combattimenti avvenuti, il loro esito, le eventuali manovre successive, ecc. cercando di fissarne chiaramente i risultati ed il loro influsso sul seguito delle operazioni. Il procedimento da seguire dovrà essere principalmente quello cronologico, che consente di stabilirne la successione nel tempo; si ricorrerà a quello causale – effettuale nel caso ci si trovi davanti a più fatti contemporanei, o succedentisi in stretta cadenza, o apparentemente contrastanti fra loro. In casi del genere occorrerà fare ogni sforzo per mettere in chiaro i nessi causali che li collegano. Potrà accadere di trovarsi in presenza di fatti militari che hanno avuto uno svolgimento diverso dal previsto a causa di avvenimenti politici accaduti nel tempo intercorrente fra la fase concettuale e quella operativa. In questi casi, occorrerà fare un cenno od una breve descrizione di questi fatti politici, per rendere comprensibile il diverso sviluppo delle vicende militari. Il paragrafo dovrà concludersi con la messa a fuoco di una situazione finale.