Cristoforo de La Moricière
IL GENERALE DE LA MORICIÉRE UNA VITA PER LA CAUSA PONTIFICIA
Cristoforo De La Moricière ” naquit sur le champ de bataille encore sanglant où les Vandéens avaient soutenu contre les soldats de la grande Révolution une lutte de géants. Son père avait grandi dans le camp des premiers, sa mere dans le camp des seconds “. Così inizia il Keller, biografo del Generale, la sua opera sottolineando i caratteri fondamentali di questo personaggio che tanta parte ebbe nel contesto degli ultimi anni dello Stato Pontificio. La famiglia e la nascita De La Moricière discende da una nobile famiglia della Bretagna e della Vandea. Nell’albero genealogico vi sono nomi importanti, che fecero la storia di quelle regioni. Il nonno di De La Moricière, moschettiere di Luigi XIV, sposa una du Chaffault, nome caro a tutti i bretoni, significando fede e devozione. Durante gli eventi della rivoluzione la famiglia De La Moriciére diede alla causa monarchica undici martiri. Cristoforo ha tre fratelli: é il primo di essi; una sorella morrà in tenera età, mentre il fratello Giuseppe morrà consigliere d’ambasciata in Messico, nel 1836. il futuro generale nacque a Nantes il 5 febbraio 1806 a l’hotel de Goulaine, rue d’Argentré. Fu battezzato da suo zio, l’abate du Chaffault. L’educazione che riceve é improntata a principi cattolico monarchici. Educatore del giovane Cristoforo fu il signor De La Lesse, che durante la rivoluzione non aveva accettato di giurare la Costituzione Ci vile del Clero. A undici anni, nel 1821, perde il padre e nello stesso momento accantonerà gli studi privati, che avevano assunto un’impronta dassico filosofica, condotti a Nantes, e a Parigi, per intraprendere la carriera militare. Tale decisione si ispirò al fatto che i suoi zii e i suoi prozii erano tutti ufficiali del genio. Gli inizi della vita militare e le campagne d’Africa I primi passi sono, quindi, nell’arma del Genio. Viene assegnato a Metz come sottotenente del Reggimento del Genio. Qui si applica a ricerche scientifiche e sottopone al Comando alcune sue invenzioni e realizzazioni pratiche. In questo periodo si interessa anche a problemi religiosi, politici e politico militari dibattendoli con i suoi giovani colleghi, tutti alloggiati all’Hotel du Gabian. Le vicende del 1830, la caduta di Carlo X e la nuova monarchia sono vissute intensamente dal giovane subalterno . Proprio nel 1830 la Francia decide di intervenire in Algeria, per punire il Bey di Algeri che aveva insultato il rappresentante di Francia. In realtà veniva ripreso il vecchio progetto di Carlo V e di Luigi XIV di occupare le coste d’Africa per por fine alla pirateria barbaresca. La spedizione fu preparata con cura e la compagnia del genio di De La Moriciére era inclusa negli scaglioni da inviare oltremare. Inizialmente De La Moriciére fu assegnato come comandante della compagnia Deposito, de stinata a sostenere le truppe operanti. Grazie alla sua capacità ed al nome che porta, De La Moriciére può essere aggregato alla divisione del ge nerale Duca di Cars. Il 21 marzo 1830 lascia Metz per Montpellier, ed arriva ad Avignone, via Lunel, Nimes. Svolge funzioni di aiutante maggiore, precede le truppe e procura alloggi e viveri. Un compito, questo, che richiede iniziativa, capacità e senso pratico. Dopo una sosta ad Avi gnone, quindici giorni dopo arriva ad Arles, poi a Marsiglia e quindi a Tolone. Qui si imbarcherà il 16 maggio 1830 sul bastimento l'” Occiden te ” insieme ad altri 250 uomini e relativo equipaggiamento. La spedizione in Algeria mobilitò una flotta di oltre 100 navi da guerra e 357 trasporti, su cui erano imbarcati 34000 uomini e 112 bocche da fuoco. Dopo 13 giorni, il 13 luglio, il Corpo di Spedizione sbarcava in Africa, a Sidi Feruch, a cinque leghe da Algeri. Qui fu posto il campo. Iniziava la dominazione francese in Algeria che terminerà nel 1963. Come Ufficiale del Genio, De La Moricière fu impegnato a fondo per organizzare il campo. In quei giorni incontra per la prima volta il Conte di Quattrebarbes, Ufliciale di Stato Maggiore della Divisione che poi sarà il Governatore di Ancona durante la campagna del 1860. Le operazioni di investimento di Algeri trovano il De La Moricière in prima linea. Costruisce piazzole di artiglieria, trincee ed, in pratica, esegue quei lavori sul campo di battaglia come é tipico delle unità del genio. La mattina del 4 luglio le batterie francesi aprono il fuoco sulla città : dopo due ore é chiesta la capitolazione. De La Moricière fu inca ricato di issare il tricolore sul Castello del Bey, ove i francesi trovarono un tesoro di 49 milioni di franchi, che fu prontamente inviato a Parigi. Successivamente vengono occupate Bona ed Orano. Non é più guer ra, ma operazioni di polizia ad ampio raggio. In breve tutta la costa fu conquistata e la Francia cominciò ad organizzare la sua colonia, iniziando a rendere abitabili, secondo i criteri francesi, determinati luoghi. I relativi lavori furono affidati al Genio MiIilitare. De La Moricière é partecipe di ciò e della filosofia che ispira queste opere: portare la civiltà latina lì dove non c’è. Da questa esperienza De La Moricière assorbe il principio della ” Crociata Cristiana ” contro la barbarie mussulmana, principio che poi ritroveremo espresso al momento di assumere il Comando delle trup pe pontificie nell’aprile 1860. De La Moricière rimane in Algeria fino al 1846. Sono sedici anni durante i quali si sviluppa tutta la sua carriera militare operativa. Di par ticolare rilievo, oltre l’attività di ufficiale del genio, è la sua partecipazione alla creazione del corpo degli Zuavi d’Africa, una specializzazione della fanteria coloniale che, anche nell’abbigliamento ed armamento, era par ticolarmente adatta alle operazioni algerine. De La Moriciére partecipa ai più importanti scontri che l’esercito francese sostiene per presidiare la colonia contro le popolazioni locali. Particolarmente si distingue prima ai fatti d’arme di Ab el Kader e di la Macta, poi alla presa di Costantina. Percorre tutti i gradi della carriera militare e raggiunge, non senza con trasti ma guadagnandosi le promozioni sul campo, quello di Generale, an dando a formare quella generazione di ufficiali francesi che, dopo le guerre napoleoniche, si formarono alla scuola coloniale, essendo l’Europa in pace. De La Moricière deputato (1846 1847) Dal 1839 De La Moricière non prendeva una licenza. A metà del 1846, alla vigilia delle elezioni generali in Francia, decide di ritomare in Patria. L’Algeria nel 1846 è praticamente pacificata ed ha bisogno solo dell’aiuto e del sostegno francese. Vi è la grande prospettiva di sfrut tamento delle potenzialità economiche e De La Moriciére ne é piena mente cosciente. Occorre fare adottare a Parigi una nuova politica colo niale di grande respiro, finalizzata alle peculiarità dei nuovi territori con quistati. Il Generale ha anche abbozzato un progetto di intervento e nutre speranze che sia prima compreso poi sostenuto. L’accoglienza in Patria é rilevante. Tra le proposte che riceve vi é anche quella di presentarsi come candidato alle elezioni per l’Assemblea Nazionale. La proposta viene dal Signor de Beaumont, che offre al gene rale il collegio elettorale di Saint Calans dans la Sarthe. Dopo aver fatto presente quali sono i suoi orientamenti in politica e quali linee di azione cercherà di seguire, tra cui quella di orientare la politica coloniale fran cese in Algeria, il Generale accetta di partecipare alle elezioni. E’ eletto con largo suffragio di voti. Prima che l’Assemblea Nazionale inizi i suoi lavori, De La Moricière ritorna in Algeria, anche per acquisire ulteriori elementi per dare corpo al suo nuovo incarico parlamentare. Predispone un giro ricognitivo nei territori nordafricani e visita Mostaganem, Masca ra, Bel Abbis, Temcem, Maghmia, Gazhaouet ed altre località minori. In questo viaggio raccoglie ulteriori elementi per il suo progetto di colo nizzazione, anche tenendo conto di quanto stanno facendo gli Inglesi in India, gli Austriaci nei Balcani ei Russi nel Caucaso. Il matrimonio Ritornato in Francia alla fine del 1846, De La Moriciére, dopo anni di guerra e d’Africa, decide di sposarsi. A Poitou, ove abita sua cugina Mme de Villar, aveva sentito parlare della signorina Amelie Abeiville. Questa signorina era imparentata anche con il Signore de Beaumont, che aveva sollecitato il Generale ad accettare il collegio elettorale l’estate pre cedente. Seguendo la prassi del tempo, i preliminari vengono avviati. La madre della signorina si fa convincere a dare il suo assenso anche dall’in tervento discreto dell’Abate de la Bouilleire e da un giovane suo parente, ufficiale della Fanteria di Linea che ben conoscenva il Generale avendo combattuto con lui in Africa. Questo ufficiale era Xavier de Merode, che poi, indossato l’abito talare, sarà Primo Ministro delle Armi di Pio IX negli anni cruciali del 1859 1865. Il matrimonio si celebra il 21 aprile 1847. Appena ritornato dalla luna di miele, il Generale partecipa ai lavori della Assemblea Nazionale. Alla Tribuna egli manifesta con vigore le sue idee a riguardo della politica coloniale in Algeria. Dopo un ampio dibattito, molte delle sue indicazioni vengono accolte. Vari progetti, quin di, vedono la luce, tra cui : di ingrandimento di Orano e di altre città della costa algerina, di rimboschimento, di potenziamento dell’agricoltura come lo sviluppo della razza del cavallo d’Algeria, della lotta alla malaria, del regime delle acque, dello sfruttamento minerario. Sono anni questi che De La Moricière impiega per farsi conoscere sulla scena politica francese. Anni in cui, in virtù della gloria militare conquistata in Africa, il Generale riesce ad inserirsi nelle decisioni esecu tive e politiche francesi. Il 1848 Agli inizi del 1848 in Francia niente faceva presumere che di li a poco la Monarchia sarebbe stata travolta. L’attività politica di De La Moriciére lo pone al centro degli avvenimenti. Iniziata come una sem plice sommossa popolare, la rivolta di febbraio in pochi giorni fa cadere il trono. Il 24 febbraio 1848 De La Moriciére si trova, al comando di truppe a Parigi, solo, senza ordini, ferito dopo aver difeso il governo in carica, in una capitale in subbuglio, con la certezza di un Re in fuga ed un governo assente. All’indomani della rivolta popolare, nel vuoto di potere, prendono forma due partiti. Quello ” National ” che si ispira ai temi del 1789 ed uno, ” Radicale “, che si ispira a quelli del 1793. Ovvero un partito repub blicano moderato ed uno radicale ed estremista. De La Moriciére viene attratto e si identifica con il primo. L’Assemblea Nazionale riesce a for mare un governo ed il 18 marzo 1848, in una Europa in fiamme, De La Moriciére viene nominato Presidente della Commissione Parlamentare incaricata di organizzare l’Esercito. In aprile viene introdotto il suffragio universale ma, nonostante que sto, il Nostro riesce a mantenere un a larghissima maggioranza nel suo collegio di La Sarthe. A metà maggio un ennesimo tumulto popolare mette in forse l’esistenza della stessa Assemblea Nazionale. De La Mori cière mostra, in queste circostanze, un sangue freddo davvero ecceziona le: durante una manifestazione abbastanza violenta è uno dei pochi de putati che non lasciano la sala ove si riunisce l’Assemblea Nazionale, no nostante le reali minacce alla sua persona. In questi frangenti l’uomo che potrebbe risolvere la situazione e prendere in mano il timone del governo é Delamartine. L’Assemblea vorrebbe proclamarlo Capo dell’Ese cutivo. Lo stesso De La Moricière e tutto il partito dei Repubblicani moderati sollecitano. questa soluzione; ma Lamartine non se la sente di prendersi simile peso. Ad una vittoria decisiva sul disordine e ad azioni concrete per colmare il vuoto di governo, egli preferisce il tergiversare per non surriscaldare ancora gli animi e per non imboccare strade autorita rie. Questa incertezza lo porta ad un accordo con i radicali di Ledeau Tolin; nel contempo prende mezze misure, non riesce a seguire un indi rizzo preciso; in breve lo .scontento è generale. In queste settimane di maggio Cavaignac, amico e compagno di partito di De La Moriciére, viene nominato ministro della guerra. Si rafforza, parallelamente, e cresce giorno per giorno, il partito bo napartista, ovvero l’ala più conservatrice e autoritaria della borghesia francese. Luigi Napoleone, che è solo un nome famoso senza spessore politico, ne è eletto rappresentante ufficiale. Bonaparte ed i suoi non fanno mistero di voler prendere il potere per instaurare un governo che si ispiri all’opera ed all’azione di Napoleone I, ovvero per abbandonare le forme repubblicane ed instaurare l’Impero. La Repubblica, intanto, si deve difendere dalle sommosse popolari. A metà giugno queste arrivano al livello di guardia. La situazione preci pita il 23 giugno e per tre giorni, fino al 26, è guerra civile. In questi avvenimenti De La Moricière ha una parte di rilievo. Convinto assertore del principio che la Repubblica deve essere difesa, insieme ai generali Da mesure e Bedeau assume il comando della piazza di P,arigi e con energia impiega le truppe per ristabilire l’ordine; alla fine degli scontri molti rico noscono in De La Moricière il salvatore della Repubblica. In seguito a ciò viene nomin.ato Ministro della Guerra. La sua azione in questo incarico é, all’inizio, particolarmente severa, tutta tesa a ripri stinare l’ordine costituito. Infatti ordina circa 10.000 arresti ed oltre 4.180 rivoltosi vengono avviati a scontare la pena oltremare. Successivamente, rasserenatasi la .situazione, dedica la sua attenzione ai problemi della co Ionizzazione dell’Algeria : riesce ad entusiasmare 1 francesi e ben presto oltre 14.000 di essi si trasferiscono in Nord Africa e le domande di asse gnazione di terre da colonizzare superano le 40.000. Contemporanea mente pone mano all’organizzazione dell’Esercito : riesce a far varare leggi che disegn’ano un nuovo quadro in tema di reclutamento e formazione degli organici. Una attività degna ài nota che fa di De La Moricière uno degli esponenti più attivi del governo repubblicano del 1848. La questione romana Le rivoluzioni in Europa non lasciarono indifferente De La Mori cière, sia come uomo che come Ministro della Guerra. Scoppiata la guerra in Italia tra il regno di Sardegna e l’Austria, De La Moriciére organizza 4 Divisioni e le schiera a ridosso delle Alpi portando gli effet tivi francesi in questo settore a 72.000 uomini. Assume, contemporanea mente, il Comando di questa nuova armata delle Alpi in attesa di una domanda di intervento da parte di Carlo Alberto. I francesi seguono da vicino l’evolversi della situazione in Italia e De La Moriciére ne é infor mato giorno dopo giorno. Ma l’intervento francese in Italia, come quello in Germania per la questione dello Sleiwig Hoestein, non rientra nei piani di Cavaignac, che persegue una politica moderata e volta a raf forzare il potere interno. Nonostante varie sollecitazioni, tra cui quella di De La Moricière, Cavaignac impone a tutti la sua linea e De La Mo riciére é costretto, metaforicamente, a rimettere la spada nel fodero. Rimane, però, aperta la questione romana. Pio IX a più riprese aveva domandato al Governo di Parigi il soccorso di qualche battaglione di fanteria per dare una qualche stabilità alla situazione nello Stato Pon tificio in quei turbinosi mesi del 1848. A Parigi, tale richiesta suscita im barazzo. Vi sono coloro che vogliono intervenire e quelli che propu gnano una politica di astensione dagli affari europei; nessuna di queste due linee riesce a prevalere sull’altra. De La Moriciére partecipa al di battito. Secondo lui, Pio IX, nel sessantennio che va dal 1789 al 1848, era l’unico Pontefice che aveva dimostrato coraggio; un Pontefice che, per superare i problemi e l’isolamento di Roma e della Cristianità dal mondo, isolamento che stava relegando Roma ai margini della vita collettiva in ternazionale, voleva conciliare la Fede con la Libertà. I gesti e le azioni di questo Papa, secondo De La Moricière, dei primi anni di pontificato erano stati male interpretati sia da una parte che dall’altra. Ora occorreva dare un appoggio concreto a Pio IX, affinché, in un quadro politico sta bile, potesse continuare la sua coraggiosa azione. Il 14 agosto 1848 Pio IX scrive di sua mano al capo del Governo francese affinché decid’a di intervenire a Roma. Il Generale Cavaignac, attraverso il suo ministro degli esteri M. Bastide, fa sapere a Pio IX che questo, per il momento, non è possibile al governo francese. E’ un grave errore, secondo De La Moricière, non dare appoggio a Roma. In fatti il Governo Pontificio si affida all’azione di Pellegrino Rossi, che già era diventato suddito francese sotto Luigi Filippo. E’ una soluzione di emergenza che non darà i frutti sperati. Quanto successe a Roma in quell’autunno del 1848 è cosa nota. L’uc cisione di Pellegrino Rossi provoca indignazione a Parigi e l’Assemblea Nazionale vota una risoluzione in cui si decide di inviare un corpo di 3.000 soldati a Roma affinché garantisca l’incolumità del Santo Padre. Dietro questa decisione di inviare finalmente soldati a Roma vi è anche De La Moricière. Sceglie personalmente il Comandante della spedizione, il generale Molliére; il 27 novembre 1848 gli dà queste istruzioni: ” Le gouvernement a été informé par l’ambassadeur de la République à Rome, que Sa Sainteté le Pape était menacé dans sa liberté, et qu’il ne serait pas impossible qu’il demandàt à la France un asile, ou méme de favo riser son départ. Dans ces circonstances, le gouvernement s’est décidé à envoyer à Civita Vecchia M. de Corcelles, représentant du peuple, avec le titre d’envoyé extraordinaire, et de le faire accoinpagner par trois frégates à vapeur avec 2400 à 3000 hommes de débarquement. Mais les troupes ne seront mises à terre que dans le cas où M. de Corcelles, après avoir pris connaissance de l’état des choses, jugera que leur con cours est necessaire pour assurer la liberté et la sécurité du Chef de l’Eglise. L’hypothèse qui me paralt la plus probable est celle où vous sarez appelé à débarquer. Dans ce cas, M. de Corcelles vous indiquera la nature du concours que l’on réclamera de vous. Il n’est point question d’une intervention dont le but serait de modifier la nature et la foTme du gouvernement temporel du Pape, mais bien d’assurer, comme je vous l’ai dit, la liberté et la sécurité du Chef de l’Église. Si le Pape se réfugie à Civita Vecchi.a, vous l’y défendrez. Si on réclame de vous marcher au devant de lui pour protéger sa fuite de Roma, vous jugerez jusqu’où les forces dont vous disposerez vous permettront d’avancer, sans compromettre le résultat de l’entreprise et l’honneur des armes. Il ne peut étre question, vous le sentez, d’aller à Rame avec 2 à 3000 hommes pour y délivrer le Pape, s’il y était retenu prisonnier. Si une opération de cette nature devenait nécessaire, le gouvemement y emploierait des forces suffisantes. Toutefois, dans la prévision d’un mouvement que votre colonne aurait à faire, je prescris d’embarquer vingt attelages pour conduire vos pièces et une partie de vos munitions. Les moyens du pays vous per mettraient de les compléter. Si vous en avez le temps, vous pourriez em barquer quelques hamais et quelques conducteurs en plus. La portion de votre brigade qui ne trouvera pas piace sur les frégates (ce sera, je pense, les six compagnies du centre d’un de vos battaillons) vous rejoindra, s’il y a lieu, peu de jours après votre arrivée, et je répéte qu’on vous enverrait des forces plus considérables, si elles étaient neces saires pour atteindre le but qu’on se propose. Presse par le temps, je ne puis vous écrire plus longuement, mais je vous en ai dit assez pour vous faire comprendre, Général, combien la mission qui vous est confiée est delicate et importante ” (il). ‘ Istruzioni quanto mai significative, che rilevano l’incertezza del mc mento, ma anche la decisione francese di preservare l’integrità fisica del Pontefice. Arrivato a Tolone, però, Corcelles, che doveva svolgere l’azione po litica a Civitavecchia, apprende che il Papa si é rifugiato a Gaeta. Rite nuta superata dagli avvenimenti la questione militare, Corcelles offre l’ospitalità della Francia a Pio IX; questi, pur non rifiutando, fa conoscere che, confidando ancora nelle truppe pontificie stanziate nelle Legazioni, aspetta di vedere, su un terreno neutro, l’evolversi degli avvenimenti. In fatti Pio IX era a conoscenza che la situazione in Francia non era sta bile. La lotta per la presidenza della repubblica era aperta. Se si poteva contare sulla lealtà di uno dei candidati, il generale Cavaignac, ora capo del Governo, non poteva considerare senza apprensione l’atteggiamento dell’altro candidato, quel Luigi Napoleone Bonaparte che aveva avuto una parte non certo marginale nei moti del 1831 negli stati pontifici. Non era il caso di ricalcare le orme di Pio VII, ” ospite ” in Francia di Napoleone I. Nel valutare la situazione dopo la risposta del Papa da Gaeta, De La Moricière alla Tribuna dell’Assemblea Nazionale sottolineò che nella vicenda si erano fatti troppi errori. Si era persa un’occasione per inter venire in Italia, si era abbandonato Pio IX, costringendolo a fare asse gnamento alle sole sue forze, e lo si era avviato sulla via dell’esilio. L’aiuto poi promesso dopo l’uccisione di Pellegrino Rossi, si era rilevato tardivo e la questione romana rimaneva, in quel finire del 1848, quanto mai aperta. Luigi Napoleone Presidente della Repubblica: l’inizio della fine della carriera politica di de La Moricière La Repubblica Francese, nel rispetto degli ordinamenti che si era data, aveva indetto per il 10 dicembre 1848 le elezioni presidenziali. Dopo Lamartine e Cavaignac, eletti all’ombra delle rivolte popolari e in situa zioni di emergenza, ora si indicevano elezioni generali affinché si potesse eleggere in serenità un uomo, avvalendosi del suffragio universale. Nella lotta per queste elezioni, Luigi Napoleone aveva raccolto i consensi della destra borghese e del centro, nonché dei Cattolici di Francia. Il partito bonapartista propugnava una politica di centro destra, che si doveva con trappone a quella radicale e a quella repubblicano moderata di centro sini stra. Nella ricerca di sempre nuovi alleati Luigi Napoleone non esita ad offrire a De La Moricière un posto nel suo schieramento, al fine di rac cogliere il voto dei militari e di sottrarre ai suoi avversari uno degli espo nenti più significativi. Nei colloqui che De La Moricière ebbe con Luigi Napoleone, emerge chiaramente la disaffezione che il Generale provava per il Bonaparte, ritenendolo poco di più che un nome ed una etichetta, ma non un uomo politico di spessore. Alla fine De La Moriciére rimane fedele all’avversario di Bonaparte, Cavaignac, e oltre ad essere suo amico e compagno d’armi, lo reputa degno di essere Presidente della Repub blica. Questo rifiuto apre una profonda frattura tra Bonaparte e De La Moriciére, frattura che non si comporrà più e che sarà all’origine di notevoli avversità per De La Moriciére e che segnerà negativamente gli avvenimenti del 1860. Le elezioni sono favorevoli a Luigi Bonaparte. Cambiata la scena politica francese ed usciti sconfitti, 1 Repubblicani moderati, che avevano condotto il governo nei mesi turbinosi del 1848, si appellano a De La Moriciére per creare un partito repubblicano costituzionale più vasto al fine di contrastare Napoleone, che già non faceva mistero di affossare la repubblica. De La Moricière, dopo vari tentativi, constata che non vi sono spazi per questo nuovo progetto. La Repubblica Romana e gli avvenimenti a Roma Il 25 aprile 1849 i Francesi sbarcano a Civitavecchia, senza che l’As semblea Nazionale avesse autorizzato l’operazione. La costituzione a Ro ma della Repubblica e la dichiarazione della fine del Potere Temporale dei Papi il 9 febbraio, aveva agitato ancor più le acque a Parigi. L’avve nuto sbarco fa precipitare la situazione; in una polemica violenta tra il Ministro della Guerra e l’Assemblea, viene deciso di nominare una com missione parlamentare per comprendere le ragioni di tale procedere. De La Moriciére, che aveva duramente criticato l’operato del governo, viene eletto presidente di questa commissione. Luigi Napoleone é in difficoltà. Si presenta in Francia come sostenitore dei diritti del Papa e dei Catto lici, mentre all’estero non lesina appoggi ai Rivoluzionari. E’ noto che Mazzini e gli altri Triumviri della Repubblica Romana contavano sul l’aiuto francese, soprattutto in funzione antiaustriaca, dopo la sconfitta piemontese a Novara. Convinti di arrivare a Roma come amici, i francesi il 30 aprile sono battuti sotto le mura del Gianicolo. La sconfitta è accolta con irrita zione a Parigi e l’Assemblea Nazionale decide di intervenire per ripri stinare il potere dei Papi. In questa risoluzione De La Moricière vota a favore dell’invio di nuove truppe. In Francia il 15 maggio 1849 si tengono le elezioni per la nuova Assemblea Nazionale. I Repubblicani moderati, quasi il 75% nella vec chia assemblea, ne escono sconfitti. Per l’elezione del Presidente della nuova assemblea1 Repubblicani moderati, che indicano in De La Mori cière il loro rappresentante, ottengono 76 voti, il radicale Ledu Rollin 182, Dupin, esponente del partito bonapartista, 336: questa è la nuova mappa politica francese. De La Moricière è all’opposizione e gli si prospetta un’avvenire politico incerto. Alcuni esponenti bonapartisti, per eliminare un avversario all’Assemblea Nazionale, offrono a De La Mori ciére il comando delle truppe francesi schierate contro Roma, al posto di Oudinot. Una mossa politica, che però De La Moricière non accetta sia perché non conosce l’Italia, sia perché é amico di Oudinot, sia perché intende svolgere la sua opposizione legale dai banchi dell’Assemblea Na zionale. Gli eventi sono noti. Dopo una tregua durata poco più di un mese, i francesi pongono l’assedio a Roma ed il 30 giugno vi entrano; il 3 luglio le forze residue della Repubblica Romana seguono Garibaldi verso Vene zia, ma ormai i giochi sono fatti. I francesi sono padroni di Roma ed invitano il Papa a riprendere possesso dei suoi Stati. Ambasciatore a Mosca Conclusasi la campagna a Roma, con Parigi completamente domi nata dai bonapartisti, De La Moricière accetta un incarico diplomatico, quello di una missione esplorativa a Mosca, presso lo Zar Nicola I. In questo compito, iniziato il 24 luglio 1849, De La Moricière rivela anche sorprendenti doti diplomatiche. Nel suo rapporto si può notare un’a pro fonda capacità di analisi dell’a situazione russa ed anche dei paesi, come la Prussia, in cui fece tappa. Quando presenta questo rapporto a Bonaparte, questi, apprezzando le qualità del Generale, gli propone, anche allo scopo di sondare le in tenzioni di quello che era indicato come il capo dell’opposizione repub blicano moderata, di assumere il Comando Superiore delle truppe in Al geria. De La Moriciére non accetta,anche questa ulteriore offerta bona partista e rientra al suo posto all’Assemblea Nazionale, iniziando un’azio ne tesa a difendere le prerogative e dei deputati e dell’Assemblea stessa. I temi principali su cui si scontravano bonapartisti e i loro oppositori erano quelli della revisione della Costituzione e il prolungamento dei poteri del Presidente della Repubblica. Soprattutto scontri e polemiche si ebbero sulla cosiddetta legge del 31 maggio 1850, con la quale la maggioranza bonapartista chiedeva, e successivamente ottenne, l’a restrizione del suf fragio universale. Per De La Moriciére fu un errore approvare la citata legge. Il 16 luglio 1850 in occasione di un dibattito su una legge per la stampa, De La Moriciére chiaramente mette in guardia l’Assemblea che tutta l’azione del partito bonapartista è tesa alla soppressione della Re pubblica ed alla instaurazione di un potere dittatoriale che sfocerà nel l’Impero. La Repubblica, quindi, era in pericolo. Tanto era il pericolo che fu nominata una commissione parlamentare incaricata di sorvegliare gli atti del Presidente della Repubblica e di prendere misure urgenti in caso di violazione della Costituzione. De La Moricière era uno dei com ponenti della commissione, anche se non in po.sizione di preminente in fluenza. Il 14 giugno 185l si votò la revisione della costituzione, e questo avvenne in senso bonapartista, alla quale De La Moricière si oppose. Ma ormai si marcia verso il colpo di stato. Il 4 novembre 185l Bonaparte chiede l’abolizio.ne della famosa legge del il maggio 1850 che lui stesso aveva proposto. Anche questa legge é abrogata ed oramai la via è aperta per il colpo di stato. Il colpo di stato e l’esilio di de La Moricière Nella notte del 1° dicembre sul 2 Bonaparte attua quelle misure che gli daranno il potere assoluto. De La Moriciére é arrestato nell’a sua casa di via Las Cases a Parigi. Quando oramai era certo che il colpo di stato era imminente gli fu proposto di lasciare Parigi e trovare rifugio al trove. De La Moricière rifiuta. Contemporaneamente sono arrestati Chau garrier, Cavaignac, Berdelau, il Colonnello Charras e tutti gli oppositori di Napoleone. De La Moriciére è tradotto, con alcuni arrestati a Mazas, altri a Vincennes. Il colpo di stato non è stato indolore. Alla mattina del 4 dicembre a Parigi si contano oltre 6700 cadaveri di cui solo una doz zina fra i soldati. E’ una salutare rivoluzione, secondo Napoleone, che dà un taglio netto al passato. De La Moricière rimane a Mazas fino al 4 dicembre. Poi viene tra sferito al castello di Ham dove Bonaparte fa concentrare tutti 1suoi ne mici. Il 7 gennaio 18S2 De La Moricière viene accompagnato oltre il con fine ed arriva a Colonia. Qui é raggiunto dalla moglie e trova amici pronti ad aiutarlo, soprattutto il dottor Spillmann, vecchio medico mi litare francese, nonché Lagui.che, ufficiale di Stato Maggiore ad Orano, e Monsieur Oliver de Reincourt, attaché nel 1849 all’ambasciata di Pie troburgo. Il soggiorno in esilio è sempre più accettabile. De La Moricière rial laccia i contatti con i suoi amici e colleghi. Segue le vicende francesi, ma con i mesi e gli anni che passano, é sempre più manifesta la volontà della borghesia francese di seguire Napoleone Bonaparte. Un ritorno in Francia sulla scena politica è quanto mai improbabile. Con lo scoppio della guerra di Crimea, Napoleone diviene arbitro della situazione in Europa. Per i suoi oppositori non vi è che l’oblio. Il ritorno in Francia Gli anni che vanno dal 1854 al 1858 sono, per De La Moricière, ora mai costretto alla inattività sia politica che militare, segnati dal risveglio della Fede. Nei giorni tumultuosi del 1849, aveva trovato il tempo di leggere l'” Études Philosophiques ” di Auguste Nicoles. In prigionia legge criticamente la Bibbia; riprende a studiare i progetti per la colonizza zione dell’Algeria, con i risvolti di ordine anche cristiano. In questo con testo passano gli anni. Tragiche vicende familiari suggeriscono al Governo francese di revocare l’esilio al Generale, a patto che non svolga attività politica. In un primo momento De La Moriciére non accetta, ma di fronte a sciagure familiari cambia opinione. Agli inizi del 1858 lascia Bruxelles e, senza passare da Parigi, rientra nelle sue proprietà. Le vicende del 1859 sono seguite con estrema attenzione dal Gene rale. Infatti Napoleone attua quello che lui si riprometteva di fare nel 1848 quando era a capo del Ministero della Guerra. Ovvero scendere in Italia alla testa delle truppe france.si ed operare nel nord Italia per esten dere l’influenza francese nella penisola. Generale di Pio iX Con la pace di Villafranca Napoleone riusciva a scontentare un po’ tutti. Al principio dellautunno del 1859 i francesi riprendevano la via di casa lasciando al Piemonte la Lombardia ed una situazione quanto mai incerta nell’Italia Centrale. Qui i Principi voluti dal Congresso di Vienna, avevano abbandonato i loro territori e si era costituita la Lega degli Stati dell’Italia Centrale. A questa lega avevano an.che aderito le Lega zioni Pontificie. Tutte le Romagne erano perdute per il papato, con la conseguenza che l’unico contatto diretto con l’Austria, oramai l’unico stato su cui si potesse contare, era l’asse Trieste Ancona. Il cardinale Antonelli, e tutti i responsabili pontifici, si erano resi conto che gli avvenimenti erano tali che la Santa Sede non poteva più contare sulla protezione delle Potenze Cattoliche per garantire la sua so pravvivenza. Si imponeva una revisione della politica non solo estera ma anche militare. Lo Stato Pontificio doveva provvedere anche con le sue forze a garantire la sua integrità territoriale; eventualmente, in una evo luzione della situazione politica internazionale, poteva cogliere l’occa sione di ritornare in possesso delle Romagne. Il presidio francese a Roma era una garanzia, ma non sufficiente. In questo contesto matura la decisione di offrire a De La Moriciére il comando in capo delle forze pontificie. Chi avanza per primo tale pro posta é Monsignor Xavier de Merode, lontano parente di De La Mori ciére. I contatti preliminari vengono svolti da Monsieur de Corcelles, che già, come si è visto, aveva avuto un’a gran parte negli avvenimenti del 1849. De La Moricière accetta l’incarico ed il 3 marzo 1860 lascia il Castello di Prouzel e raggiunge Bruxelles. Qui il 20 marzo incontra De Merode per un primo approccio ed esame della situazione. Raggiunge poi Trieste e, con il battello ” L’orient “, raggiunge Ancon,a il 27 mar zo. Qui, prima di proseguire per Roma, ispeziona la piazza e subito dà ordini esecutivi per il potenziamento. Il 29 lascia la Dorica e raggiunge la città Eterna nella notte tra il 1° ed il 2 aprile. Assume il coniando del l’Esercito 1’8 aprile 1860. I primi problemi che deve affrontare sono principalmente due : trovare una intesa con il generale Goyon, coman dante in capo delle truppe francesi e definire 1 rapporti all’interno della amministrazione pontificia. Essendo cittadino francese De La Moriciére doveva ottenere una speciale autorizzazione per prestare servizio militare all’estero. De La Mo ricière rifiuta di chiedere a Bonaparte tale autorizzazione. Alla fine, il Governo Pontificio fa1 passi necessari per avere questa autorizzazione e così risolvere 1rapporti tra Goyon e De La Moricière a Roma. Più diffi cile era risolvere 1 vari problemi all’interno della Amministrazione Pon tificia. L’Esercito Pontificio, uscito dalle esperienze del 1849 alquanto rivo luzionato, si era dato un primo assetto con il Kalbermatten nel 18$0, poi uno definitivo con il Farina nel 18$2. Scopo principale dell’Esercito fino al marzo del 1860 era quello di garantire l’ordine interno, lasciando quello della integrità delle frontiere all’intervento delle Potenze Cattoliche. Nel marzo 1860, e la presenza di De La Moriciére era la testimonianza di retta, un nuovo compito gli venne affidato: garantire il territorio dello Stato, oltre che fronteggiare rivoluzioni e sommosse. L’Esercito era ordinato su quattro reggimenti di Fanteria, un batta glione Cacciatori, un reggimento di Cavalleria, un reggimento di Arti glieria e vari supporti. Era, quindi, uno strumento utile per il primo com pito, ma non adatto a condurre una campagna. De L’a Moriciére non perde tempo. Prima di tutto riordina lo Stato Maggiore. Licenzia vari ufficiali ritenuti non adatti ai nuovi compiti, poi chiama uomini di espe rienza e di provata professionalità, tra cui de Pimodan, Brummesthill, Quattrebarbes, Cropt ecc.; infine pone mano alla ristrutturazione delle truppe e delle piazze forti. Crea nuovi battaglioni, tra cui quello dei Tiragliatori Franco Belgi, che poi diverranno gli Zuavi, dei Carabinieri Svizzeri, dei Bersaglieri Pon tifici, per lo più composti da austriaci e tedeschi, di San Patrizio, com posto da irlandesi. Riordina la Cavalleria creando anche le Guide, e l’Ar tiglieria, rimettendo in funzione l’armeria vaticana e la fonderia del Bel vedere. Ordina vari lavori di potenzi amento e ristrutturazione di varie piazzeforti. In pochi mesi, creato lo strumento operativo, De La Mori cière disegna il piano di difesa. Il suo piano generale è basato su due principi fondamentali. Roma, con la presenza della guarnigione francese, non deve essere presidiata da truppe pontificie. Si deve, quindi, tenere aperta la via Ancona Trieste per assicurarsi 1 collegamenti con l’Austria. Nel contempo occorre garantire il presidio del territorio e parare ogni minaccia rivoluzionaria. Con questo concetto di azione, De La Moricière schiera le sue truppe di campagna sull’asse Terni Spoleto Foligno Perugia, con collega menti diretti con le Marche, ove pone la brigata de Courthen; tale bri gata si schiera sull’asse Macerata Ancona e assicura la copertura sino alle frontie.re settentrionali. La gravitazione dell’esercito è in Umbria. Questo schieramento permette di controllare la rivoluzione, e l’epi sodio delle Grotte ne è una testimo.nianza (l~), e permette di guardare le frontiere e tenere aperti 1collegamenti sia con la Franci,a tramite Civi tavecchia che con l’Austria, tramite Ancona. La spedizione di Garibaldi in Sicilia cambia l’a situazione generale. La vittorio.sa conquista del Meridione e la caduta di Napoli il 7 set tembre fanno precipitare gli avvenimenti. Cavour invia l’ultimatum di resa ad Antonelli 1’8 settembre ed il lo inizi’ano le operazioni. De La Mo riciére, al suo quartier generale a Spoleto, non sostenuto da adeguata azione diplomaticc informativa, deve cambiare schieramento in poco tem po. Raccoglie le sue truppe, quando apprende che 1 sardi hanno scon finato e stanno investendo Pesaro, Urbino e Fano. L’ordine che impartì (l4) Caribaldi, partendo da Quarto e preso approdo a Talamone, aveva qui sbarcato una colonna di 60 Volontari al comando dello Zambianchi, con il com pito di portare la rivoluzione nello stato pontificio. La colonna passò il confine ma fu sorpresa e dispersa dal pronto intervento delle truppe pontificie a 1 comando del Colonnello De Pimodan, che per questo episodio fu promosso Generale. sce é di raggiungere Ancona, ove intende rinchiudersi ed attendere, tra mite un assedio, l’arrivo dei rinforzi ed aiuti austri>aci e francesi. La manovra ha parziale successo. Raggiunge con tutte le sue forze operative Loreto, incappa, però, nella linea di interposizionÉ che il Cial dini ha predisposto sulla dorsale Osimo Castelfidardo Crocette Monte Oro. E’ la battaglia di Castelfidardo, che De La Moricière affronta con un piano generale veramente degno di nota. Riesce a sorprendere 1 sardi che nella prim.a fase sono battuti; ma non riesce a sfruttare tale vantag gio, permettendo la reazione avversaria che porterà prima alla ritirata su Loreto e poi alla capitolazione delle. truppe di campagna. De La Moricière raggiunge person,almente Ancona, ed ancora ha la speranza di attuare il suo piano generale: resistere in attesa dell’arrivo di francesi ed austriaci. Tiene duro altri lo giorni, animando una resi stenza davvero notevole. Constatato che la Francia non intende inviare le sue truppe oltre il Patrimonio di San Pietro e appreso il non inter vento austriaco, deci.de di capitolare. L’esperienza di comando nell’esercito pontificio finisce con la caduta di Ancona, anche se teoricamente De La Moricière rimarrà in carica fino alla sua morte. Il 3 novembre 1860 presenta il suo rapporto a Pio IX circa gli av venimenti del settembre precedente. E’ una relazione interessante, in cui emerge il grande impegno che De La Moriciére ha profuso in que sto compito. Trovato un esercito presidiario, in pochi mesi lo ha messo in grado di muoversi, manovrare e soprattutto affrontare ad’armi pari l’agguerrito esercito sardo. La marcia dall’Umbria a Loreto é una mirabile testimo nianza della professionalità di De La Moriciére (15). Gli ultimi anni Rientrato in Francia segue la riorganizzazione dell’Esercito Ponti ficio da lontano, non senza dare però utili e saggi consigli, come quello di congedare gli Irlandesi e di rafforzare gli Zuavi, che diverranno l’ossa tura dell’esercito pontificio negli ultimi dieci anni della sua esistenza e che daranno ottima prova della loro preparazione a Mentana. (15) De La Moriciére C., Rapporto dÌ S E il generale De La M~>ricière a S E il Ministro delle armi intorno alle fazioni guerresche combattute dall’esercito pon tificio nel settembre 1860, Roma, Tip. ” Civiltà Cattolica “, 1860. Oramai De La Moriciére si ritira sempre più in se stesso e si acco sta di più alla religione. Il 10 settembre del 186S muore, alla vigilia di un viaggio. Se si vuole disegnare un profilo di questo uomo, subito ci si accorge che si ha di fronte una figura quanto mai emblematica. Professionista di valore, come militare ha condotto operazioni di successo, in tutti 1 gradi che ha rivestito; come politico é stato un fermo propugnatore della Costituzione del 1789 e dei principi ivi contenuti, assumendo un ruolo nel fronte re pubblicano moderato del 1848 1849, non venendo mai a compromesso con la parte bonapartista; come diplomatico é stato eccellente, soprat tutto nella sua missione a Pietroburgo; come uomo ha mostrato una ret titudine encomiabile; come generale di Pio IX ha dimostrato che, al di là della situazione contingente, un serio militare sa tenere testa a forze superiori e in condizioni tattico strategiche di inferiorità. La somma di queste considerazioni fa portare rispetto e ammirazione per un uomo che, in ogni compito ed impresa in cui si é impegnato, ha mostrato valore, preparazione, professionalità ed impegno, che ha messo al servizio dei valori in cui credeva.