Carlo Persano
Nato a Vercelli nel 1806, morto a Torino nel 1883.
Ammiraglio, Marina Sarda.
Comandante Squadra navale Sarda.
Guardiamarina già nel 1821, si distingueva nella campagna di guerra contro la reggenza di Tripoli di Barberia (1825) e più tardi nella prima Guerra d’Indipendenza con il bombardamento dei forti di Caorle e di Santa Margherita (10 giugno 1848).
Promosso Contrammiraglio nel 1859, l’anno dopo al comando della flotta Sarda fu inviato nel Tirreno per sorvegliare la spedizione di Garibaldi contro il Regno delle Due Sicilie; subito dopo appoggiò dal mare le operazioni del Cialdini contro la piazzaforte di Ancona (settembre 1860). Promosso Vice Ammiraglio e nominato Grande Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia, protesse nel Tirreno le operazioni militari al Garigliano, quindi partecipò all’assedio di Gaeta (gennaio – febbraio 1861). Eletto deputato per le sue benemerenze militari fu Ministro della Marina nel Gabinetto Rattazzi (marzo – dicembre 1862). Scoppiata la terza guerra di indipendenza, nel maggio 1866 venne nominato Ammiraglio Comandante in capo della flotta con insegna sul vascello Re d’Italia. Il 22 giugno salpò da Taranto alla volta di Ancona. La comparsa improvvisa della flotta austriaca al comando dell’Ammiraglio W. Tegetthof, nelle acque di Ancona il 26 dello stesso mese e il suo successivo ritirarsi a Pola senza che il Persano avesse reagito, scosse il prestigio dell’Ammiraglio. Di qui la polemica fra Quartiere Generale e Comando Supremo Marittimo, risoltasi con l’intervento del Depretis allora Ministro della Marina. Egli pressato dal Governo Menabrea, che dopo la vittoria prussiana a Sadowa (3 luglio) era alla ricerca di un successo militare che rialzasse il prestigio italiano scaduto nell’infausta giornata di Custoza (24 giugno), indusse infine il Persano all’attacco di Lissa, quantunque come ormai e storicamente provato l’Ammiraglio personalmente era avverso all’impresa nella convinzione che la Flotta italiana non fosse ancora in grado di tenere il confronto con quella avversaria. La mattina del 20 il Persano fu costretto ad interrompere i massicci bombardamenti contro le fortificazioni di Lissa per l’improvviso apparire della Flotta Austriaca sopraggiunta da Pola. Le sorti della battaglia subito iniziata si volsero sfavorevolmente per la Marina italiana a causa di due gravi errori commessi dal Persano: primo l’avanzata delle navi italiane in fila scoperta contro la flotta nemica disposta invece ad angolo in formazione compatta, secondo poi il passaggio del Persano dalla nave Ammiraglia “Re d’Italia” alla corazzata “L’Affondatore”, meglio protetta, senza che ne fosse data comunicazione alla Flotta, sì che questa praticamente rimase senza il Capo Supremo. La squadra del Tegetthof (7 unità corazzate e naviglio minore contro quella italiana di 12 unità corazzate e 22 vascelli di legno) riuscì ad affondare le corazzate Re d’Italia e Palestro, riportando solo danni, benché gravi, alla seconda Divisione austriaca. Né il Persano, riordinate le forze rimaste, sempre numericamente superiori alle avversarie malgrado le perdite, seppe riprendere contatto con la flotta nemica che rientrò poi indisturbata a Pola. Sottoposto a gravi accuse, il Persano, (Senatore dal 1865) dovette comparire al giudizio del Senato costituitosi in Alta Corte di Giustizia: dichiarato responsabile della sconfitta, nel gennaio 1867 venne condannato alla perdita del grado, della pensione e delle decorazioni. Morì completamente dimenticato. Fu autore di un suo diario privato.